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Brusegan Maria Grazia

SAN ROMEDIO E L'ORSO

Anche i luoghi, come le persone, cambiando abito, possono mutare il loro aspetto.
Se una nevicata riesce ad abbellire anche una piatta e anonima pianura, in un bosco sa fare meraviglie, per non parlare dei monti che diventano preziosi e scintillanti.
E' proprio con questo ricco "abito" che ci accoglie la Val di Non.
Per arrivare alla meta scegliamo la strada più lunga, quella per Passo Palade, per goderci una lunga serie di bei panorami invernali. Scendendo, ai boschi di abeti si sostituiscono i frutteti. La strada si fa panoramica e si può vedere tutta la vallata: qua e la alcuni paesini, circondati da estese colture di meli.
Siamo nella zona tipica di questa coltivazione e grande deve essere lo spettacolo al momento della fioritura.
Arrivati a Sanzeno, lasciata la via principale, si prende una stradina buia, a tratti ghiacciata, che si infila in un tunnel di alberi. A lato scorre il torrente.
Dobbiamo procedere lentamente, e questa lentezza sembra allungare il percorso.
Inaspettato, sulla destra, alto sulla rupe, compare il monastero di San Romedio.
Ora si va a piedi, per un largo sentiero. Per arrivare all'ingresso si deve superare un bel po' di dislivello.
Ma prima di entrare, ed affrontare i 131 scalini che conducono all'apice del santuario, una sosta all'esterno ci consente di cogliere la particolarità del luogo.
L'abbazia di San Romedio è incastonata e avvolta da un circo di ripide pareti rivestite di alberi. Nonostante il grigiore del cielo tutto è luminoso, imbiancato com'è dalla recente nevicata.
Gli scuri rami dei faggi, rigidi e spogli, portano la neve come vassoi, mentre quelli verdi e fitti degli abeti ne sono appesantiti e schiacciati e pendono verso terra.
In questo biancore, protagonista della scena, è uno dei santuari più famosi delle Alpi.
Nel luogo dove sorgeva un semplice eremo, scavato nella pietra, nei secoli sono state via via sovrapposte cinque chiesette e sette cappelle. Ora l'edificio si presenta molto articolato, pittoresco ma armonico, con muri ocra e aguzzi tetti di scandole di legno, nel suo complesso ha una struttura piramidale e sembra una costruzione fantastica, di quelle che i bambini fanno con cubi, parallelepipedi e triangoli di legno.
Superato un portale si entra in un cortile, oltre il quale un arco, del 1770, sostenuto da colonne, fa da ingresso alla scala che, dapprima ampia e scoperta, prosegue poi, con andamento curvo, più stretta e delimitata da pareti rivestite da ex voto. Una delle chiesette, quella gotica, fu costruita con le pietre portate dai pellegrini che con questa penitenza acquistavano una speciale indulgenza. Altri segni della profonda devozione sono visibili nei gradini incavati dalle ginocchia dei pellegrini.
Più in alto di tutte, la chiesetta del 1000, costruita sulla tomba del santo. Un ballatoio consente una vista vertiginosa sulla sottostante stretta gola.
Come spesso accade, la leggenda completa i pochi e vaghi elementi storici.
Siamo attorno all'anno 1000, un epoca in cui solo poche valli erano esplorate e percorse.
Romedio, ricco e potente signore, originario di Thaur, vicino a Innsbruck, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma esce dalla frequentata Val d'Adige per inerpicarsi nella remota valle incisa dal torrente Noce.
Vuole visitare a Sanzeno i luoghi del sacrificio di tre martiri cristiani del 397 d.C. Durante la visita decide di fermarsi, abbandona castello e ricchezze e si isola in eremitaggio in quella selvaggia e sperduta vallata trentina, dove per tanti anni compirà grandi miracoli.
Ormai vecchio, prima di morire, decide di partire per Trento per incontrare un amico, il vescovo Vigilio.
Chiede ad un discepolo di sellargli il cavallo, ma proprio in quel mentre un orso stava sbranando l'animale.
Senza esitazione Romedio ordina che sia l'orso ad essere sellato. Tremante, ma fiducioso il frate si avvicina all'orso, che docilmente si lascia imbrigliare e sellare. Su questa strana cavalcatura il santo percorre le vallate, ed entra in Trento, accolto da una gran folla che desidera vedere l'uomo che sa compiere tanti e tali miracoli.
L'orso, che a San Romedio, è raffigurato un po' dappertutto, è anche presente in carne ed ossa. Peccato per lui, che è tenuto rinchiuso in un recinto e non può scorrazzare libero come succedeva all'epoca della leggenda, certo che fuori non lo aspetterebbe una situazione più felice, essendo il timido orso trentino ormai pressoché estinto, decimato dalla caccia e dall'invadenza umana che modifica costantemente le condizioni ambientali necessarie alla sua sopravvivenza.

Giunti alla fine di una "fresca" giornata invernale il desiderio di un posto caldo dove riposarsi si fa forte e impellente, in zona è facile trovare la soluzione giusta, magari un agriturismo dove poter gustare i buoni prodotti locali.

 

BUONO A SAPERSI
Indirizzi:

- AZIENDA PROMOZIONE TURISTICA DEL TRENTINO (si possono richiedere guide e opuscoli) Via Romagnosi 11 38100 TRENTO tel. 0461 497353
E-mail apt@provincia.tn.it
- AZIENDA PROMOZIONE TURISTICA VALLE DI NON
Piazza San Giovanni 14 38010 FONDO tel. 0463 830133 fax 0463 830161
E-mail: aptvaldinon@cim.it
- ASSOCIAZIONE AGRITURISMO TRENTINO Via Aconcio, 13 - 38100 TRENTO - tel. 0461 235333

Orari di apertura dell'Abbazia: tutti i giorni dalle 7.30 alle 18

Itinerario percorso: Andata per SS 47 Valsugana fino a Trento; autostrada A22 fino a Bolzano; SS 38 fino a Lana; strada 238 per Passo Palade, Fondo, Romeno, a Sanzeno; deviazione di 3 km per San Romedio. Rientro per SS 43 per Mezzolombardo; Trento