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Brusegan Maria Grazia

SILE: un fiume, un parco, tanta storia.
Inizia a scorrere timido e indistinto. L'acqua affiora in più punti, dai fontanassi, tra Casacorba e Torreselle. Man mano, l'apporto idrico di piccoli affluenti, Corbetta, Siletto, Pianiga e Cerca, (anch'essi di risorgiva e tutti provenienti da sinistra) fa ingrossare quell'iniziale rigagnolo.
A Treviso si arricchisce del Botteniga, che raccoglie acque provenienti dal Montello e dal Piave. Qui il fiume si dipana in più canali che conferiscono alla città inalterato fascino. Treviso è annoverata tra le più importanti città d'acqua d'Europa.
Uscito dall'abbraccio della cinquecentesca cinta muraria il fiume si avvia "decisamente" verso il mare. La direzione è quella giusta ma tentenna e gironzola per la pianura. Il percorso è tutto curve. L'acqua procede lenta, questa pigrizia ben si sposa con le sonnolente rive ricoperte di vegetazione.
Ancora svariati affluenti, sempre provenienti da sinistra, aumentano la massa d'acqua che in prossimità della laguna si divide a Trepalade in Siloncello e a Portegrandi in Silone (ambedue interrotti da chiuse) facenti parte dell'originario sistema deltizio. Nel 1683 i Veneziani attuano il Taglio del Sile per far defluire le acque più ad Est, in mare, per evitare l'interramento della Laguna.
Il Sile è uno dei più tipici fiumi di risorgiva e uno dei più lunghi, anche se misura poco meno di 100 km.
Il fenomeno geologico che ne determina la nascita risale al Quarternario epoca in cui si forma la pianura con il deposito di enormi quantità di detriti e argille da parte degli antichi ghiacciai.
Anche se piccolo, il Sile, ne ha di storia alle spalle, e non solo quella naturale ma anche quella legata alle genti che nei secoli si sono avvicendate sulle sue sponde, in particolare gli abitanti della foce: i Veneziani. I primi uomini arrivano già all'età della pietra, si susseguono la civiltà del bronzo, quella del ferro, i Romani e così via.
Generazioni di contadini hanno modificato e sfruttato queste zone: paleoveneti, veterani delle legioni romane, servi della gleba, mezzadri. Girovagando nella zona delle risorgive prima o dopo ci si imbatte nella Grande Quercia, un vero patriarca, uno dei pochi esemplari della grande foresta che copriva tutta questa pianura.
Il fiume ha consentito lo sviluppo di una economia agricolo-fluviale che dall'acqua attingeva energia e sostentamento: pesce, legname, acqua per irrigare. In passato fu vera e propria via d'acqua, più sicura delle insidiose paludi circostanti.
La presenza di qualche "burcio" abbandonato lungo le rive e ormai semi sommerso, testimonia l'intenso traffico commerciale. Tra Quinto e Silea si incontrano numerosi mulini. Nomi come: "I mulini", "via Molinelle" "Munaron" "via Munara" sono ricorrenti lungo il Sile, ricordano l'intensa attività molitoria: Treviso e dintorni erano chiamati "il granaio della Repubblica".
Via via il fiume è stato sempre più stretto e assediato da una forte antropizzazione, il suo valore ambientale è tale da richiedere l'istituzione di un Parco Regionale (1991). Particolarmente, la zona delle risorgive costituisce un raro brandello di ambiente umido che merita attenzione e rispetto.
La ricchezza degli aspetti naturali, storici e artistici ne fa del Sile un fiume per tutte le stagioni.
D'estate il caldo afoso della pianura è mitigato dalla frescura emanata dall'acqua e dalla rigogliosa vegetazione. I suoni sono quelli tenui e discreti della natura: canti d'uccello, brezza tra le foglie, ovattati rumori d'acqua.
Tutto quel verde in autunno prende identità, è più facile riconoscere il pioppo, l'ontano, l'acero nello spettacolare sfoggio di colori.
L'inverno poi, riduce tutto all'essenziale: geometrie di tronchi nudi, freddi luccichii d'acqua, nebbiosi silenzi.
In primavera tutto ritorna opulento e sfarzoso: la fioritura, che riserva vere rarità, ci arricchisce di colori, forme e profumi.
  
Non solo fiori di terra e fluttuanti sull'acqua, e alberi, e segni dell'uomo, ma anche tanti animali: picchi, civette, anatre, aironi, cigni, volpi, donnole, pesci, farfalle, una vera ricchezza biologica da ammirare in rilassanti passeggiate o da osservare con pazienti appostamenti.

Le rive sono arricchite da ville e giardini, alternati a dismessi moli, a ex cave, a pioppeti, alle sagome di vecchie fornaci.
Per le visite possiamo andare ora a piedi ora in bicicletta, ma la barca è il mezzo più adatto per un percorso che diventa un viaggio nei luoghi e nel tempo. Il viaggio che facevano i nobili veneziani per andare in villeggiatura: Villa Corner della Regina a Cavasagra, Villa Marcello a Levada, Villa Barbaro, Badoere con la sua piazza mercato voluta da Badoer nel '700.
A Portegrandi, superata la conca, il Sile, da qui Silone, si allarga notevolmente. Nell'ultimo tratto il fiume scorre tra latifondi bonificati. La vegetazione cambia, adeguandosi alle mutate condizioni: lentamente l'acqua si fa salmastra. Le rive scompaiono, iniziano le prime bricole; costeggiamo Valle Perini e all'orizzonte appare Torcello avvolta dall'abbraccio lagunare.

 

NOTE e NOTIZIE
Volendo navigare:
la parte alta (fino a Treviso) richiede l'uso di imbarcazioni a remi molto leggere (kajak) dovendo effettuare molti trasbordi per il superamento di vari ostacoli (mulini o ponti bassi). A sud di Treviso e a Casier: sbarramenti insuperabili, a valle di Casier nessun ostacolo fino agli sbarramenti di Trapalade. A Quarto d'Altino scivolo, per imbarcazioni, accessibile e gratuito.
Libri e guide:
VIE D'ACQUA DEL VENETO di Francesco Vallerani
GUIDA DEL PARCO NATURALE DEL FIUME SILE a cura dell'Ente Parco
Indirizzi:
ENTE PARCO - Via Mons. Tognana 81 - SANTA CRISTINA del TIVERON, QUINTO di TV tel. 0422.470366