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Brusegan Maria Grazia

Assaggi di SARDEGNA

Dopo l'ininterrotta distesa di nubi, finalmente uno squarcio:
verdi monti dai dossi rocciosi, tortuose stradine inerpicate sui crinali, piccole pianure divise in variopinti rettangoli, la costa, dentellata e cosparsa di centri abitati, baie dall'acqua incredibilmente azzurra e trasparente, infine il golfo di Cagliari.
Più che atterrare sembra di ammarare, tanto è vicino lo stagno di Santa Silla.
C'è profumo di sale, di mare, di sole. Sensazioni familiari per chi arriva da Venezia, ma l'aria è più calda, la luce più intensa, il cielo più terso, il vento più forte. E poi ci sono i fenicotteri, dinoccolati, placidi, insaziabili. Le lunghe gambe semi immerse nell'acqua, testa e collo pure, passano la giornata a setacciare il fondo. Folate di vento scoprono piume rosa e vermiglie. Poi, quando l'appetito è appagato, tirata su una gamba, testa e collo sotto un'ala, dormono. Ogni tanto un volo, soprattutto al tramonto, ed ecco che gli enormi uccelli si avviano correndo sull'acqua e poi, con quattro battiti d'ala, su, nel cielo, a mostrare le piume colorate. Lo stagno, ricchissimo di molte varietà di uccelli, è circondato da monti boscosi. Sulla sottile striscia che lo separa dal mare, corre la panoramica strada costiera, che ci conduce verso ovest. L'atmosfera è carica di energia, sta arrivando un temporale, il cielo ha tutte le tonalità del grigio e ogni tanto tuona. Da un buco tra le nubi nere, filtrano fasci di luce intensa che scorrono sull'acqua come dei riflettori.

Ogni tanto la ripida costa si addolcisce in morbide dune, piccoli stagni e baie con sabbia rosata. Nelle insenature, vento e onde sono un po' meno sferzanti e l'escursione sarà più gradevole sulla lingua di sabbia di Cala Cipolla e Chia, fino alla torre difensiva del XVI sec., tra massi di granito dalle fantastiche forme, ginepri secolari, macchia intricata e concludendo il giro nella la zona retrodunale ricca di fiori e animali.

Anche qui l'annata è particolare e le frequenti piogge ci offrono una Sardegna inusuale, fresca e verde. Su ogni terreno spuntano tenere erbe e splendidi fiori. La gàriga è piena di colori, dalle rosse fioriture dell'Euphorbia Arborea alle Ginestre, dal Fico degli Ottentotti agli Iris. Belli anche i margini delle strade, bordati di margherite gialle, e i campi incolti, coperti dai fiori vagamente violetti del cardo.

Con un veloce spostamento ci portiamo a est, nel Gennargentu. Qui ci aspetta un tris d'eccezione, tra boschi e calcare, forre e altopiani, natura selvaggia e segni dell'uomo, scogliere altissime e cale meravigliose: Tiscali, le Gole del Gorropu e Cala Luna.

Per raggiungere il villaggio nuragico di Tiscali, sull'omonimo monte, a 515 mt, partiamo da Dorgali. La strada scende attraverso campi e pascoli, sempre più stretta, si snoda in un paesaggio antico, ancora ritmato da stagioni e tradizioni. In mezzo a un prato una "Domus de Janas" (tomba preistorica). Siepi, steccati, muretti, bianche pareti calcaree con macchie rosso acceso e striature nere. Al torrente la strada finisce. Cominciamo il sentiero, che subito si inerpica per la costa del monte. Raggiunta la valletta pensile ne seguiamo il fondo, percorriamo un tunnel verde fino ad arrivare ad una radura, saliamo ancora tra salti rocciosi e alberi secolari. Inaspettatamente ecco aprirsi l'enorme e suggestiva dolina.

Il crollo, avvenuto 40.000 anni fa, ha originato una grotta a pozzo, dove, alla fine del periodo nuragico, verso il III secolo a. C., per fuggire ai cartaginesi prima e ai romani poi, circa 200 persone con i loro animali vi si rifugiarono. Il nascondiglio, pressoché invisibile, era perfetto e sicuro, i conquistatori si guardavano bene dall'avventurarsi in un ambiente così selvaggio e pericoloso, e la vita scorse indisturbata ma molto dura. Del villaggio non rimane molto, qualche muretto e tracce di fuochi, ciò nonostante il sito è sempre custodito, 24 ore al giorno.
La visita è molto interessante anche per gli aspetti naturalistici, per la ricchezza di flora e fauna. Ciclamini, cisti, ginepri altissimi, querce e alcuni alberi antichi, tra cui un terebinto di 1200 anni e un leccio di 700, e animali: martora, ghiandaia, picchio rosso, cince, la lucertola autoctona, topi e un gruppetto di mufloni che arriva regolarmente la sera per dormire.

La seconda bellissima meta è la gola di Gorropu, una profonda (200 mt) e angusta forra scavata dal rio Flumineddu. Anche qui per arrivarci bisogna fare un bel tragitto, sia in auto che a piedi. Il tratto iniziale è comune a quello di Tiscali, alla biforcazione il fondo diventa sterrato e malandato, tanto che ad un certo punto solo i fuoristrada possono superare i profondi solchi scavati dall'acqua e le grosse pietre nel bel mezzo della strada.
Le coltivazioni finiscono e comincia il bosco. Spiccano ginepri altissimi, in penombra i gigli e sui posti più assolati le orchidee e i fiori stropicciati dei cisti. Per un paio d'ore si cammina a mezza costa in mezzo alla foresta fitta e intricata, non c'è difficoltà a credere che ci si possa perdere e le raccomandazioni a non uscire dagli sentieri sono quantomai necessarie.
Le pareti rocciose si avvicinano. Sulle ghiaie del rio c'è un boschetto di oleandri. Massi, grandi e lisci, qualche pozza e insidiosi muschi, ostacolano il percorso.
Entrare nelle caverne e nelle gole dà sempre un senso di soggezione e riverenza, di stupore. Abbassiamo la voce, siamo in un tempio della natura. Godiamoci il silenzio, l'alto volo di un rapace, la goccia che cade lenta e sonora, un brandello di cielo riflesso nell'acqua, l'eco di passi lontani, i colori delle rocce, così vicine che quasi si toccano. Una profonda pozza d'acqua turchese, scristallina, blocca definitivamente il cammino, peccato, ci sarebbe tanto piaciuto continuare.

Non ci resta che partire per Cala Luna, altra favolosa meta.
Per arrivarci, tra le varie possibilità, noi preferiamo il sentiero costiero che parte da Cala Gonone. Il sentiero va su e giù, per superare scogliere e vallette, spesso si addentra nei ghirigori della montagna e si infila nell'intrico degli alberi. Ogni tanto si intravede il mare, stupendo, come tutti ci dicevano. Ad una svolta la vegetazione dirada e appare, quasi abbagliante, una striscia di sabbia e una scogliera, bianchissime, lunari appunto … ed è subito chiara l'origine del nome.
Le candide falesie racchiudono una spiaggia sabbiosa di 800 metri. Dietro il cordone di dune, un minuscolo stagno e un'ampia zona umida, pianeggiante, dove pascolano piccole mucche pelose. Affacciate sul mare otto magnifiche, enormi grotte.

Protetti in una di queste gigantesche, accoglienti cavità e circondati dai vivaci, intricati e garruli voli di decine di rondoni, ammiriamo un'alba straordinaria. Un'occasione irrinunciabile, che corona questo intenso e spettacolare assaggio di Sardegna.