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Copyright Brusegan Maria Grazia
INCONTRANDO UN ROLLATE A PLODN.
Figura massiccia, faccia dura, grandi mustacchi,
atteggiamento poco rassicurante. Attenzione, tutto è concesso
al Rollate. Lo si incontra in una vallata coperta di neve, in
alto, tra i monti. Tutt'intorno folte foreste e aguzze cime.
Le rustiche abitazioni nel cuore del borgo sono bellissime, di
pietra e legno. Legno che emana ancora aroma di bosco. Legno che
ha il colore del tempo, l'impronta di tutte le stagioni passate,
che ora col sole, ora con la neve, col forte vento o con sferzante
pioggia hanno scarnito, smussato, evidenziato i nodi e ogni venatura.
In vallate come questa si conservano ancora tradizioni e folklore
genuini, aspetti che in altre parti sono completamente persi o
trasformati in anonime feste, tutte un po' simili. La "contaminazione"
è arrivata anche qui, ma è sempre marginale. I protagonisti
"veri" indossano ancora i costumi di un tempo, conservati
con cura di anno in anno. Costumi che ricollegano radici, evocano
passate emozioni, danno continuità alla cultura locale.
Siamo a Sappada, Plodn nella lingua locale, a 1250 metri. La tradizione
dice che circa 1000 anni fa alcune famiglie provenienti dalla
valle di Willgratten in Tirolo, per le solite questioni di stenti
e vessazioni, emigrarono per allontanarsi dagli avidi signori
di Heimfels, alla ricerca di posti più accoglienti e disponibili.
Arrivati in questa valle, nel luogo chiamato Hochstein "Alta
Pietra", si stabilirono, costruendo alcune capanne. Nei secoli
il piccolo nucleo crebbe differenziandosi in 14 borgate. Fino
al secolo scorso il disinteresse dei governanti e la difficoltà
di accesso alla valle mantenne la comunità in un forte
isolamento e se ciò ha comportato grosse privazioni e vita
dura, per contro ha consentito che lingua, tradizioni, stile di
vita si siano ben conservati. Ancora oggi buona parte della popolazione
parla il dialetto bavaro-tirolese (da non confondere con il cimbro),
l'architettura dei nuclei storici delle borgate è tipicamente
tirolese (da notare la distanza tra le case: per evitare che eventuali
incendi coinvolgessero tutto il paese. Il rischio di incendi infatti
era molto forte per la consistente presenza di legno e fieno).
A Sappada mi porta il carnevale che, come dappertutto, è
il tempo del divertimento, della trasgressione e di un po' di
follia, ma qui anche di speciali personaggi.
Intimorita, tento di ritardare l'incontro con il misterioso individuo,
ma, girato l'angolo, il Rollate è li ad aspettarmi.
Tutto il paese sembra esserne pieno.
Completamente coperto da una folta e scura pelliccia
di montone con cappuccio, seria maschera di legno intagliato,
larghi pantaloni di tela grezza a righe marroni ricavati dalle
"hiln" (tela che ricopriva gli animali d'inverno), fazzoletto
al collo (rosso se sposato, bianco se scapolo). Rumorosi scarponi
chiodati e campanacci (rollen) legati in vita aumentano la suggestione.
Scopa di saggina brandita per intimorire e maltrattare i malcapitati.
Così travestiti e con la voce contraffatta sono irriconoscibili
a tutti: galanti con le signore e burberi con i signori, spauracchio
dei bambini.
Ma non finisce qui, ben più complesso è il panorama
di questo Carnevale che si svolge in tre domeniche. La prima dedicata
ai Poveri "Pettlar Suntag", rigorosamente vestiti di
stracci spiegazzati e logori rappresentano coloro che per sopravvivere
chiedevano l'elemosina od offrivano la loro manodopera per un
pugno di farina. La seconda domenica è per i Contadini
"Paurn Suntag", che vestono i semplici panni di chi
lavorava la terra. A gruppi, i Paurn, sfilano per le strade, interpretando
scene di lavoro: la semina, la fienagione, il raccolto, la mungitura;o
scene domestiche: donne intente a filare o a preparare la polenta,
attorniate da numerosi bambini,
La terza domenica è dedicata ai Signori "Hearn Suntag",
che sfoggiano preziosi vestiti. Raffinati i cappelli delle donne
e i grembiuli di seta sgargiante sugli abiti severi, i bouquet
di fiori secchi e filigrana, i semplici gioielli di famiglia.
Le maschere sono composte e signorili, signorili nel portamento
e nei discorsi. In questa domenica spesso si rappresentano le
antiche nozze con prete ed eleganti invitati al seguito. La fisarmonica
accompagna la festa.
Questa distinzione, tra poveri e ricchi,
ora è più simbolica che reale, ma un tempo con questa
rappresentazione, che non voleva essere ne celebrativa per i più
ricchi ne umiliante per i più poveri, si dava la possibilità
a chiunque di essere protagonista almeno per un giorno. Era questo
il tempo per incutere timore ai bambini o prendersi beffa delle
ragazze, lo scherzo ed il divertimento sostituivano per un po'
la fatica del lavoro e se c'era qualche conto in sospeso si presentava
la giusta occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Le maschere di legno, che passano di volto in
volto da generazioni, sono chiamate "lotter". Per meritarsi
questo appellativo ci vuole bravura, sapersi calare nel personaggio
per interpretarlo e riproporlo con i suoi atteggiamenti e discorsi.
E' importante che colui che si maschera non venga assolutamente
riconosciuto dai compaesani: il costume copre, lo sguardo sfugge,
la voce è in falsetto per riuscire a prendersi beffa degli
amici il più a lungo possibile. Dai "lotter"
non bisogna aspettarsi nulla di buono, durante il periodo carnevalesco
i padroni del paese sono loro, a chiunque può capitare
uno scherzo, ma il carnevale è così e nessuno si
può arrabbiare.
Il paese diventa palcoscenico, le maschere invadono le strade,
si intrufolano nelle case, ospiti gradite e ben accette. Vengono
offerti i "mognkropfn" tipici dolcetti sappadini, preparati
un tempo alla fine del raccolto o nelle grandi feste religiose
e profumati grappini "hosenierlan" arricchiti dei frutti
della montagna.
Il Giovedì grasso "Vastiger Finzntog" riunisce
tutti nella grande sfilata dei carri allegorici, non c'è
distinzione tra il nuovo ed il vecchio tra il povero ed il ricco,
tutti accomunati in una grande sarabanda.
Alla sera del Martedì grasso (Spaib Ertag) grande festa
finale, fino a notte fonda si balla e si scherza, ma allo scoccare
della mezzanotte, per tradizione, i volti devono essere scoperti.
Rimane un'unica maschera: colui che passa a distribuire simbolicamente
"le ceneri".