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Brusegan Maria Grazia


TROMBINI, PISTONI o SCIOPI DA SAGRA

Il colpo arriva all'improvviso, forte e spaventoso. Il silenzio è in frantumi e il raccoglimento subisce un forte scossone. Ebbene si, a San Bortolo delle Montagne durante la messa si spara, ma non sempre però.
Capita alcune volte l'anno e particolarmente durante la festa della S.S. Trinità (la domenica dopo Pentecoste) che è anche la Sagra dei Trombini.
La festa comincia la mattina nella seicentesca chiesetta che sta in un prato appena fuori paese, il parroco celebra la messa e poi benedice trombonieri e trombini.
Il trombino è un'antica arma ad avancarica che produce un forte rumore e un gran fumo, assomiglia ad un archibugio, dal quale si differenzia per la parte finale della canna che sembra una tromba. Oggi fa parte del folclore, contribuendo ad allietare e solennizzare le feste, ma un tempo aveva anche altre funzioni: elemento di scongiuro contro gli spiriti maligni e le avversità, manifestazione di gioia durante le feste, sistema di comunicazione tra vallate; difesa, più che altro "sonora" considerato il gran rumore che produce.
Verso la fine del 1500 e nel 1600 armi simili erano comunemente utilizzate per difendere postazioni, abbattere palizzate, farsi largo tra la folla, difendersi dai briganti duranti i viaggi in carrozza e dai pirati nei mari.
In Lessinia si sono evolute nella caratteristica forma del trombino e a suo tempo ogni paese aveva un gruppo di pistonieri per difendere i confini col Tirolo quando questi arrivavano proprio sulle propaggini nord dei monti Lessini.
Ma si sa, come tutte le cose di una volta, caduta la loro funzione, c'è stato un periodo in cui si è rischiata la loro definitiva scomparsa, ma nel 1976, grazie a Giovanni Faè, si è costituita l'Associazione Trombini di San Bortolo che ha recuperato e valorizzato questi elementi di una tradizione popolare che risale a vari secoli fa.
Verso la fine del XVII secolo le cronache raccontano che in vari paesi della Lessinia le visite pastorali del vescovo venivano accolte con fragorosi spari. Successivamente si costituirono piccole milizie locali - uomini scelti dotati di trombini - che avevano il compito sia di vigilare sulla sicurezza dei paesi che di custodire il Santo Sepolcro durante la Settimana Santa. Nelle messe del Sabato Santo e della Pasqua i trombini venivano fatti sparare al Gloria e al Santo.
Oggi il loro impiego avviene ancora il Sabato Santo, nelle feste e nelle sagre locali, in alcuni matrimoni e all'arrivo di un nuovo parroco.

  

Lo sparo dei trombini segue un preciso rituale che prevede la sfilata dei trombonieri con le pesanti armi in spalla, lo schieramento a semicerchio, il caricamento della polvere da sparo con i trombini posati a terra e infine lo sparo. Queste ultime due fasi che sono molto delicate e richiedono notevole esperienza vengono seguite e coordinate dal comandante che passa tre volte "di canna in canna" distribuendo il materiale necessario. Nel primo passaggio versa nella canna una piccola quantità di polvere nera e grafite che arriva al porta-capsula dove batterà il cane, la seconda volta distribuisce una dose maggiore di polvere nera da mina (in proporzione della grandezza del trombino) che viene vigorosamente compressa con un asta e una mazza di legno, nell'ultimo passaggio consegna la "padrona", la capsula d'innesto che attiverà la scintilla.
A differenza di altri gruppi di trombonieri presenti alla festa, il costume di quelli di San Bortolo è decisamente colorato: camicia e calze gialli, fazzoletto e cintura rossi, pantaloni, cappello e panciotto verdi. La gamba sinistra è avvolta nello "s-ciavin" un pezzo di sacco che protegge la gamba durante lo sparo.
Un suono di corno avvisa dell'imminenza dello sparo. L'arma viene sollevata sulla spalla sinistra con la canna rivolta al terreno e all'ordine del comandante si spara, singolarmente a coppie o in sequenza, a seconda dell'effetto desiderato. Lo spettacolo è garantito.
La forza dell'esplosione è fortissima, il corpo assorbe il rinculo e i trombonieri per non cadere piroettano in una specie di danza, avvolti dal rumore e dal fumo, tra gli applausi della folla.
Il trombino era ed è un elemento vivo e importante per la comunità, costruito in mesi di lavoro da abili ed esperti artigiani che segueno i sistemi tradizionali e curano ogni dettaglio. Dapprima la scelta del legno: l'affusto viene ricavato da un'unica radice, generalmente noce, scelta per la forma e stagionata con cura, "di dimensione consona alla vigoria dello sparatore". Generalmente pesano dai 20 ai 40 chili ma sono stati realizzati anche pezzi di 50/60 chili, in questo caso la capacità dello sparatore deve essere eccezionale e comunque ha bisogno dell'aiuto di un secondo tromboniere. La canna è in acciaio e la "tromba" in ottone o bronzo. Importantissime le decorazioni, che denotano sia l'abilità dell'artigiano che il prestigio del cliente, vengono raffigurati elementi della mitologia popolare (fade, anguane, basilischi) mentre è sempre presente la stella celtica, simbolo dei XIII Comuni Veronesi. Alla fine dell'opera il trombino viene battezzato con un nome significativo e simbolico che lo immortali nella famiglia e nella comunità. Bocanera ad esempio, famoso per il suo eccezionale fragore.
E per finire una simpatica filastrocca dedicata a questa fantasiosa "arma":

"Al vedermi ti spavento
Se mi provi son contento,
sii onesto nel cargare
se non vuoi in terra andare;
il piacer che tu mi fai
sempre in spalla e in terra mai."

Buono a sapersi
San Bortolo delle Montagne, piccolo paese nel comune di Selva di Progno, nei Lessini, (a nord di Verona), si raggiunge con l'autostrada A4 uscita Soave, prendere per Val d'IIllasi, dall'uscita circa 30 km.
Si può visitare il Museo del Trombini aperto sabato e domenica 9.30-12.30 e 15.30-18.30 ingresso Euro 0.75, particolarmente interessante un trombino di origine veneziana risalente al 1500.