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Copyright Brusegan Maria Grazia
(profilo)
PARMA, terra d'arte e di
castelli
Se prendiamo un compasso, lo puntiamo su Parma, lo ruotiamo a
circa 18 chilometri, ecco apparire il nostro itinerario fatto
di storia, paesaggi, corti rinascimentali, opere d'arte e mecenati.
Punto
di partenza Fontanellato, che al posto della piazza ha
un castello, anzi una rocca, come preferivano definirla i conti
Sanvitale, che la possedettero ininterrottamente dal 1300 fino
al 1948, anno in cui l'ultimo conte la vendette al Comune.
La funzione difensiva del castello è evidenziata da una
serie di torri e dall'ampio fossato, ancora oggi pieno d'acqua.
Una seconda "fossa circondaria" difendeva il borgo murato,
ma questa è stata interrata per far posto a strade e parcheggi.
Le acque dei due fossati erano alimentate da risorgive di cui
è ricca la zona, regimentate in una rete di canali, che,
in buona parte, ancora oggi percorre il territorio circostante.
Nel 1500 una serie di ammodernamenti ingentilì il maniero
rendendolo anche un'elegante residenza e, se pur piccola, una
delle corti padane più illuminate.
Molto bello è
l'appartamento nobile, con arredi del periodo che va dal 1500
al 1700, molti quadri e ricche sale affrescate. La più
famosa è quella del Parmigianino, "pittore della bellezza
e della grazia", che nel 1524, a soli 20 anni, dipinse la
saga di Diana che trasforma Atteone in cervo, uno dei capolavori
del rinascimento italiano.
Attraverso il giardino pensile si arriva ad un'altra particolarità
della rocca, la "camera ottica", della fine del 1700,
posta in una torre d'angolo. Con un ingegnoso sistema di lenti,
di cui i Sanvitale andavano molto fieri, i signori del castello
potevano curiosare, senza essere visti, sulla vita esterna. Cosa
ci fosse poi da curiosare non si sa, forse che un tempo ci fosse
più movimento?
ora il borgo ci è sembrato assolutamente tranquillo, anzi
quasi assopito,
e mi viene il dubbio che forse siamo noi ad essere un po' troppo
frenetici e facilmente annoiabili.
Quindi,
proprio per non farci prendere dalla monotonia ci dirigiamo subito
alla Fondazione Magnani Rocca, una bella villa, un grande
parco, una cospicua collezione d'arte.
Uscendo da Parma, via via la città si diluisce, le case
finiscono e comincia la campagna.
L'Appennino si avvicina e il terreno diventa collinoso. Cascine,
boschi, strade senza traffico.
Fuori mano, in un bellissimo paesaggio agreste, ben curato e florido,
avvolta dal verde e dal silenzio, c'è la villa Corte di
Mamiano, sede della Fondazioni Magnani-Rocca, uno scrigno di cose
preziose.
La villa, che risale ai primi del 1900, è recintata da
un alto muro e comprende, oltre al corpo padronale, la masseria,
la serra, la chiesetta dell'Assunta e il vasto parco.
Per collocare adeguatamente tutte le opere della raccolta, al
corpo della villa sono state fatte alcune modifiche e aggiunte
delle parti, conservando il più possibile l'aspetto originario
dell'edificio che resta pur sempre una bella dimora signorile.
Con la visita al museo quindi, si ha l'opportunità di vedere
anche le sale e le stanze con i loro ricchi arredi e i mobili
di epoca Impero. Uno dei pezzi più importanti è
la grande vasca di malachite, opera di Thomire, dono dello Zar
Alessandro I a Napoleone.
La sede museale, è stata inaugurata nel 1990. Ci sono opere
di Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Durer, Tiziano, Van Dyck,
Goya, e anche pittori contemporanei, come Monet, Morandi e de
Chirico. Non ci sono solo quadri, ma anche sculture, di Canova,
Bartolini e Manzù.
La villa-museo è inserita in un parco ottocentesco, bellissimo
e molto vasto. Sul davanti c'è il grande giardino di stile
inglese, apparentemente informale e spontaneo, un armonioso insieme
di macchie di arbusti, radure prative, arboreti e imponenti alberi
monumentali: cedri del Libano, sequoie, querce ed ippocastani.
Ad est ed a ovest della villa due giardini all'italiana, con il
ghirigori di basse siepi di bosso. Sul retro invece, un vasto
prato delimitato da colonne marmoree.
La tenuta di Mamiano ha alle spalle una lunga storia, non ancora
completamente studiata, ma certamente si sa che all'inizio del
1400 Mamiano era proprietà dei conti Rossi di San Secondo,
poi, dal 1556 fino alla fine del 1700, il feudo passò agli
Sforza di Santafiora, ed è probabile che siano stati loro
a far costruire il primo edificio padronale, nel 1600. Dal 1800
ad oggi la villa viene modificata rispetto al gusto e alle necessità
dei proprietari che cambiano più volte, fino ad arrivare
all'acquisto, nel 1941, da parte della facoltosa famiglia Magnani.
Giuseppe (il padre) si occupava di agricoltura e allevamento,
e ancora oggi, nel punto di ristoro attiguo al museo, vengono
servite specialità locali e prodotti delle cascine di Mamiano.
Un'altra interessante curiosità sulla vita dei Magnani
è che Luigi, il figlio, fu fondatore, nel 1956, di Italia
Nostra e nel 1979 ricevette la Targa d'Oro per l'Ecologia, per
il suo contributo e impegno alla scienza e all'ambiente.
Per completare
il nostro cerchio ora ci sposteremo al Castello di Torrechiara,
278 m. s.l.m. Sebbene sia in collina il castello è costruito
secondo i criteri dei castelli di pianura, pianta quadrata e quattro
torri angolari.
Protetto da tre cerchie di mura, fungeva indubbiamente come edificio
di difesa e controllo sul territorio, ma fu anche, da subito,
concepito come residenza signorile stabile. Questa doppia funzione
l'ha preservato dai soliti rimaneggiamenti che i castelli nati
come fortezze, con l'andar del tempo e sotto la spinta di nuove
esigenze, subivano. Ed ecco quindi che è arrivato intatto
fino ai nostri giorni un castello costruito a metà del
1400, tanto da essere considerato uno degli esempi più
significativi di architettura castellana del quattrocento.
Passato di mano in mano, nel 1912 fu acquisito dallo Stato, purtroppo
solo dopo che l'ultimo proprietario ne disperse gli arredi.
All'interno però, anche qui troviamo un gioiello, è
la camera nuziale, nota come Camera d'Oro, realizzata nel 1463,
dove è raffigurata la storia d'amore tra Pier Maria Rossi
e Bianca Pellegrini con un intreccio di putti, animali simbolici
e le figure dei due amanti. Ma, oltre alla bellezza, il dipinto
ha anche un interessante valore geografico poiché riporta
la toponomastica dei monti e dei corsi d'acqua, degli insediamenti,
delle strade e delle coltivazioni, dei borghi e dei tanti castelli
del feudo rossiano.
Ed uscendo dal castello si è attratti particolarmente dal
paesaggio, che in parte si presenta come nel 1400, sul fondo della
valle il fiume Parma, sui fianchi delle colline i vigneti.
E se a questo punto desiderassimo fare una sosta gastronomica
siamo nel posto giusto, questa è la zona di produzione
del Malvasia e Sauvignon dei Colli di Parma, e a Langhirano, per
la sue particolarità climatiche, viene stagionato il Prosciutto
di Parma. Ma già che ci siamo conviene assaggiare anche
un bel pezzo di parmigiano che qui, sarà l'appetito e l'aria,
ci sembra ancora più gustoso.
Note e informazioni
- ROCCA di FONTANELLATO, aperta tutto l'anno - 19 km da Parma
(verso ovest)
- FONDAZIONE MAGNANI ROCCA, aperta da Marzo a tutto Novembre -
Mamiano di Traversetolo - 17 km da Parma (verso sud)
- CASTELLO di TORRECHIARA, aperto tutto l'anno, comune di Langhirano
- 18 km da Parma (verso sud-ovest)