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Copyright Brusegan Maria Grazia
MAGICHE FOSCHIE
Malpasso,
non suggerisce nulla di buono. Vapori velenosi o brume incantate?
Soffice ovatta o voragine fumosa? Inferno o paradiso?
La visione è inquietante ma non terrifica, un caldo sole
illumina i fumi abbaglianti e ci rasserena un po'.
Vinto il timore ci tuffiamo nella candida e impalpabile coltre
per scoprire finalmente cosa nasconde.
Sarà la suggestione dei racconti e delle
leggende ma i monti Sibillini, che ci appaiono subito in
questa veste drammatica, ci sembrano proprio un luogo magico.
Nel medioevo erano conosciuti in tutta Europa come un territorio
abitato da demoni e fate. Negromanti, stregoni, studiosi e cavalieri
erranti giunsero qui da ogni dove per interrogare la Sibilla (maga,
fata o regina?) che viveva in una grotta sotto la "corona"
di rocce che cinge la cima del monte. Un altro posto dannato è
il rosseggiante lago di Pilato. La leggenda vuole che qui si inabissasse
il carro, trainato da due bufali, che trasportò fin lassù
la salma del famoso personaggio.
E per quanto riguarda la gola dell'Infernaccio? anche di questo
si racconta di malefici e antichi riti stregoneschi.
L'occulto e il mistero si trasformano in primavera in un'altra
magia, quella dei prati fioriti, delle orchidee e dei gigli, delle
rare stelle alpine appenniniche, delle distese di margherite,
papaveri, fiordalisi e lenticchie, della incredibile esplosione
di colori dei Piani di Castelluccio: Pian Grande, Pian Perduto,
Pian Piccolo.
Pian Grande è uno dei luoghi più
particolari e suggestivi dei Sibillini. Arrivando da sud, da Forche
Canapine, dopo un lungo tragitto su una strada piena di curve
e salite, che corre a mezza costa di monti a tratti brulli e in
parte boscosi, si giunge sulla sella. Davanti e sotto di noi si
apre una vastissima distesa erbosa, perfettamente piana e priva
di ostacoli. Unica irregolarità una lunga e ramificata
fessura, il Fosso dei Mergani, un inghiottitoio carsico nel quale
sparirono, in tempi remotissimi, le acque dell'antico lago che
riempiva la valle. Una cerchia di monti circonda i piani e chiude
l'orizzonte. Cime tondeggianti ed erbose: Guaidone, Castello,
Tosto, Veletta. Vette severe e rocciose: Vettore, Redentore, Argentella.
Tra un piano e l'altro c'è Castelluccio, minuscolo borgo
impavido e solitario, deturpato dall'ormai immancabile antenna.
Poche case abbracciate al colle, vicine vicine, isolate in un'atmosfera
di totale silenzio. Un paio di cani, un gatto, alcuni cavalli
in fondo alla piana, solo due o tre finestre illuminate sono gli
unici segni di vita. In pochi resistono quassù d'inverno.
I vicoli sono pieni di neve che nessuno ha ancora spalato. Il
ghiaccio ha fatto scoppiare pavimenti e gradini di cemento, materiale
inadeguato per queste condizioni climatiche, e tutto ha un'aria
triste e abbandonata. Ma porte e balconi si riaprono nei fine
settimana e d'estate, quando è più facile vivere
qui e allora riprendono le attività: coltivazioni di lenticchie
e grano, allevamento di bestiame, maneggi e la scuola di volo
libero.
Pian Piccolo e Pian Perduto sono minuscoli e raccolti. Sovrastati da pendii ripidi e impervi, solcati da profonde fenditure in cui si conserva l'ultima neve che contrasta fortemente con il terreno, creando particolarissimi effetti grafici chiaroscuri. Ora l'attenzione corre su, lungo il pendio, fin oltre la cima da dove emergono improvvise le nebbie che salgono dal versante adriatico, offuscano il blu del cielo, scavalcano le cime e si riversano nella piana dove poco dopo si dissolvono. Il cielo torna nitido ma non per molto, ecco riapparire le nubi, riannodarsi in cima al monte e ancora una volta scendere giù, in una sequenza che si interromperà solo con il calar del sole. Allora le correnti si quietano e le nubi finalmente ferme si posano sui piani ammantandoli fino al mattino di un soffice velo bianco.
Camminiamo lentamente sulla neve crocchiante, attratti e assorti
dalle continue trasformazioni intorno a noi, attenti ai segni.
Quello che cerchiamo è difficilmente visibile. Ma occhi
ci guardano, protetti dal bosco o dall'oscurità: il gatto
selvatico, l'istrice, il capriolo. Attenzione, da queste parti
c'è il lupo. Per chi abita qui non è difficile avvistarlo,
ma per noi è già un'emozione vedere la sua impronta
sulla neve e sulla terra umida del sentiero.
Passo dopo passo si giunge sulla cresta, da quassù la vista è libera. In fondo Montefortino con le sue case a torre, più in la Amandola circondata dai mandorli che fra poco fioriranno, a sud Arquata con il suo castello e Norcia dal bellissimo centro storico. E ancora un'infinità di cime e gole e anfratti e selve e praterie e tante altre "fantastiche" cose da scoprire.
BUONO A SAPERSI
Parco Nazionale dei Monti Sibillini Largo G.B. Gaola Antinori, 1 - 62039 VISSO (MC)
tel. 0737 972711 e-mail informazioni@sibillini.net , www.sibillini.net.
- Il parco, di 70.000 ettari, a cavallo tra Marche e Umbria, è
nato nel 1993 per la protezione dell'ambiente e delle testimonianze
sociali e culturali. Lupo, aquila reale, falco pellegrino, endemismi
faunistici e floristici, abbazie, centri storici medievali, paesaggi
integri, attività tradizionali sono alcune delle sue ricchezze.
Per arrivarci ci sono due possibilità, arrivando
da est: autostrada A14 uscita San Benedetto del Tronto-Ascoli
Piceno, prendere la via Salaria fino ad Arquata. Arrivando da
ovest per E45, Ravenna-Orte, con uscita Perugia direzione Assisi
proseguendo per Foligno, Spoleto, Norcia.