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(profilo)
PICCOLE GIOIE
(Matrimonio carsico a Monrupino)
11 Settembre 2001. Lo scossone è
stato grande, troppo grande.
In tutti lacerazione e vuoto, enormi, come lo squarcio lasciato
dal crollo delle Twin Towers a New York. E, come a Manhattan,
anche dentro di noi macerie e detriti. Si sono frantumate sicurezza,
serenità, le poche certezze, l'ottimismo, la speranza in
un'umanità disposta al dialogo e alla cooperazione, l'illusione
che non siano gli interessi a governare il mondo. Ricostruire
un po' di equilibrio non sarà facile. A livello mondiale
la nostra impotenza è abissale. Cosa fare quindi per recuperare
un po' di fiducia? per lenire, senza dimenticare. Possiamo aiutarci
lasciandoci andare a piccole gioie, cercando tra le cose piacevoli
che abbiamo vicino, da toccare con mano e in cui poterci impegnare.
Insomma, ripartire da noi, ma senza chiuderci.
E penso, senza malinconia, alle tradizioni che ci riportano alla
semplicità e alla concretezza della vita di un tempo, al
senso di unione e condivisione che il ricordare insieme trasmette.
Tra le tante manifestazioni tradizionali mi torna in mente, con
particolare piacere quella svoltasi recentemente a Monrupino (Repentabor,
in sloveno), vicino a Trieste, bella e genuina.
Ogni due anni, a fine Agosto, la comunità del Carso si
ritrova per fare festa in occasione del "Matrimonio Carsico
- Kraka Ohcet".
Dal 1968, su iniziativa della Cooperativa "Carso Nostro -
Na Kras" rivivono i momenti più significativi
dei matrimoni come erano celebrati un tempo sull'altopiano carsico.
La festa inizia il Giovedì. A Rupingrande lo sposo festeggia
l'addio al celibato e a Zolla la sposa l'addio al nubilato;
Venerdì sera il futuro sposo canta la serenata alla
sua bella e Sabato i balarji trasportano, con un carro
trainato da due buoi, la bala (dote) a Zolla, nella casa
simbolica della sposa. Domenica mattina il matrimonio. Tutti, sposi
(veri), parenti, invitati e popolazione, si vestono in costume.
E' una festa che crea una forte coesione. La partecipazione cresce
di anno in anno, questa volta c'erano più di 600 costumi.
Chi non è in costume ne condivide lo spirito, si gode lo
spettacolo e l'allegria ma si sente un po' fuori posto e se ne
sta in disparte a fare da spettatore. La festa è genuina
perché è soprattutto "loro", di donne,
uomini e bambini uniti da un passato comune, da una lingua comune
che supera i confini: lo sloveno.
Arriviamo a Zolla verso le 9, fa già
molto caldo. All'ombra di una vecchia casa guardiamo la piazzetta
che lentamente si sta affollando. Il candore dei fazzoletti sulla
testa delle donne è abbagliante. Incontri, saluti, sorrisi.
Poi la musica. Arrivano le fisarmoniche.
Dalla
strettoia tra le case appare lo sposo, che si reca a casa della
sposa. Da qui, dopo le raccomandazioni dei futuri suoceri, la
coppia esce tenendo il lembo di un fazzoletto bianco (simbolo
di purezza) e, seguita da tutto il corteo nuziale, si avvia alla
Rocca di Monrupino.
Le donne indossano gonne lunghe e larghe che ondeggiano nella
salita, sono di tessuto pesante liscio, damascato o plissettato
e di vari colori: bianche, nere, verdi, blu, viola con larghe
fasce di colore contrastante sul bordo, colore ripreso nel grembiule
e dal nastro in vita. Queste differenze cromatiche indicano il
paese di provenienza, una specie di mappa dei costumi. La camicia,
bianca, ha maniche ampie e lunghe. Anche lo scialle è bianco
e ricamato. Sul capo è avvolto e annodato un grande fazzoletto,
bianco anche questo, che riprende i ricami della camicia, ma con
una lavorazione più piena e ricca. Le mani, ornate da candidi
guanti all'uncinetto, tengono piccoli mazzetti variopinti composti
da garofani rossi, gipsofila, genziane, rosmarino, geranio, statice.
I costumi sono in
gran parte nuovi, mentre alcuni portano i segni del tempo (chissà
quante volte saranno stati accuratamente riposti per essere indossati
soltanto nelle feste più importanti). Anche spille e orecchini,
di un caldo oro rosso, provengono dai gioielli di famiglia.
Pure
gli uomini indossano costumi diversi, di panno pesante, a volte
blu ma prevalentemente nero. I pantaloni finiscono appena sotto
il ginocchio, certi sono con una banda rossa e bottoni variopinti.
La camicia è di cotone grezzo. Il gilet può essere
nero, oro, viola, rosso. Cappello di panno nero, calze bianche
e scarpe nere. Non tutti portano la giacca, infatti, quelli con
il costume "sbarazzino" (provenienti dalla costa triestina)
indossano solo il gilet. Il loro cappello è di paglia gialla
con lunghi nastri e fiori su tutta la tesa. A proposito di cappelli,
alcuni, nonostante il gran caldo, impassibili, portano un colbacco
di pelliccia.
Nella piccola chiesa c'è posto per pochi, i più
restano fuori. Dentro e fuori si parla sloveno. Il piazzale è
affollatissimo. E' un buon momento per incontrare amici e parenti.
Le fisarmoniche continuano
a suonare una musica che mi ricorda quella sentita in occasioni
simili in Alto Adige o in Austria. C'è anche il rinfresco,
ottimi struccoli cotti (kuhani struklji) accompagnati
dal un saporito "taglio" di gargagna e malvasia, oppure
luganega (klobasa) abbinata al corposo terrano.
Un festoso urlo corale accoglie gli sposi all'uscita dalla chiesa.
Dopo il bacio tutto il corteo si avvia verso Rupingrande dove
la sposa sarà "consegnata" nella Casa Carsica,
solo dopo inizierà il pranzo e alla fine il ballo.
Per chi non fa parte del matrimonio ci sono ben 11 osmizze
(osmice), aperte dalle 10 a mezzanotte per soddisfare l'appetito
e i gusti di tutti con una notevole varietà di saporitissimi
cibi tipici.
I ricchi piatti e il buon vino, per non parlare dei pesanti costumi,
fanno alzare la già notevole temperatura estiva. Anche
la fatica si fa sentire. I visi sono sudati, una signora con i
piedi doloranti preferisce camminare senza scarpe, altri si fanno
vento per lenire il gran caldo, gli uomini si tolgono la giacca
e tutti cercano ristoro all'ombra, ma nei loro volti c'è
la "piccola" gioia e il piacere di essere li a far festa
insieme.
BUONO A SAPERSI
- APT Trieste tel. 040 3478312, e-mail: tourism@iol.it
- Matrimonio carsico, ricorre ogni due anni (anni dispari)
l'ultima settimana di Agosto
Come arrivare e orari:
- Monrupino, Zolla, Rupingrande si raggiunge con autostrada Venezia-
Trieste uscita Prosecco, seguire indicazioni per Grotta del Gigante,
Monrupino.
- Casa Carsica, Rupingrande: aperta la domenica ore 11-12.30 15-17