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Copyright Brusegan Maria Grazia (profilo)
AICHA, donna di Merzouga,
Marocco
Sono seduta tra l'ammasso caotico dei
bagagli sfatti. Il viaggio è finito. Sparsi un po' ovunque:
vestiti, materiale vario, oggetti portati per ricordo. Mi manca
la voglia di rimettere ordine, frastornata come sono dalla gran
quantità di ricordi; pervasa da tutto ciò che è
passato attraverso occhi, narici, mani, piedi; di quello che ha
fatto battere il cuore e luccicare gli occhi.
Si parte per cercare oblio e nuovi cieli, e a volte si finisce
per incontrare un'umanità sfiancata dallo sforzo quotidiano
di vivere.
Si visitano luoghi che ammaliano con orizzonti e tramonti, luce
e caldo, fresche albe. Albe che riportano le forme e i colori
del mondo. Notti in cui lo sguardo si incanta di stelle abbaglianti,
avvolti in un silenzio che traspare tutta la grandezza dell'universo.
Notti in cui tutto sembra avere tregua, notti in cui ci pervade
la speranza che domani sia per tutti ordinato, sereno e migliore.
Vorrei che tutto avesse il volto di Aicha, che pur non possedendo
nulla trova comunque un regalo per me, un dono per avere ricambiato
il suo sorriso.
La sua vita è semplice, essenziale, fatta di gesti necessari.
L'ho incontrata davanti all'ingresso del forno collettivo, sta
aspettando la cottura del suo pane. E' accovacciata sulle ginocchia,
una piccola pietra, nascosta dalle ampie gonne, l'aiuta a sostenere
il peso di un bambino che porta sulle spalle. Un altro figlio,
un po' più grande, le è accanto.
Mi fermo ad osservare la scena e lei mi invita a sederle vicino,
sporgendomi una piccola pietra per stare più comoda. La
sua simpatia è sincera e pervasa della mia stessa curiosità.
Il forno è posto all'interno di una piccolissima costruzione
dove un'altra donna tiene costante il calore attizzando il fuoco
con foglie secche di palma. Mi offrono un pezzo di quel pane:
largo e basso, caldo, ancora gonfio al centro, profumatissimo
e molto gustoso. Il tutto si svolge con grande semplicità,
poche parole, molti sorrisi. Non ho molto da offrire, quel poco
è molto gradito. Aicha mi invita a casa sua, un grande
onore. La casa qui è un luogo di grande intimità,
tutte le stanze danno in un cortile interno e nulla traspare di
quanto avviene dentro.
L'abitazione è minima, stanze piccole, col pavimento in
terra battuta, alcune stuoie per dormire, una minuscola cucina
con lo stretto necessario. Al momento di lasciarci si toglie un
braccialetto "cadeau" dice e me lo porge. Il cuore trabocca
di emozione.
Attraversiamo piccoli
villaggi, le case in terra battuta sono accostate le une alle
altre, divise da vicoli stretti e tortuosi. In qualcuno ci fermiamo
per una visita e allora scopriamo quanta vita si nasconde in quello
che sembrava un paese abbandonato. I primi a comparire, correndo,
sono i bambini. Subito ti avvolgono della loro presenza e delle
loro richieste: caramelle, penne biro; spesso hanno piccoli oggetti
da vendere o da barattare.
Con questo scodazzo ci si avvia nella visita. Nei pressi del villaggio
c'è l'oasi. Bruscamente
finiscono polvere e sassi e magicamente compaiono palme e ordinate
coltivazioni, al centro scorre il prezioso torrente, da cui tanto
dipendono queste piante. Ma è la costante e sapiente opera
umana che fa dell'oasi un vero paradiso. Ombra e frescura ristorano
subito, dopo si è pervasi dal canto di tantissimi uccelli
che intrecciano affaccendati voli; poi si nota il lavoro. Bassi
argini delimitano piccole porzioni di terreno su cui crescono
verdure e foraggio. Il canaletto che scorre al margine serve per
irrigare alternativamente ora un campo ora l'altro. Il suono dell'acqua
aumenta la grande serenità. Nessun rumore. Ogni operazione
viene fatta a mano.
Gli uomini seguono le opere strutturali,
mentre le donne sono addette alle coltivazioni. Le scorgi accovacciate,
seminascoste dalla vegetazione, intente a raccogliere il foraggio
per gli animali che hanno a casa. Alla fine i grandi fasci d'erba
vengono caricati su minuscoli asinelli, utilizzati per qualsiasi
tipo di trasporto e di carico, ma non è raro vedere donne
cariche di grossi fardelli. E' giorno di bucato. Gruppi di donne
scendono con grandi ceste al torrente e adottano vari metodi per
lavare.
Ci è capitato di vedere una scena bellissima: il bucato
era contenuto in un grande foglio di nylon su cui era stata versata
l'acqua, la donna per lavare la grande quantità di roba
si aiutava con i piedi, i suoi movimenti erano così eleganti
e ritmici da diventare danza.
Poco oltre ci viene incontro un asinello, carico di taniche e
contenitori variamente colorati. E' condotto da una ragazzina,
stanno andando al pozzo ad attingere acqua...
Uno squillo mi riporta alla realtà. E' il campanello del
forno. Sono di nuovo a casa.
BUONO A SAPERSI:
Questo viaggio è durato 11 gg. Itinerario:Marrakech, passo
Tizi-n-Tichka, Telouet, Ouarzazate, Valle di Dadès, Tinerhir,
Erfoud, Merzouga, Taouz, Erg Chebbi, Rissani, Tazzarine, Agdz,
Ouarzazate, Marrakech.
Organizzato con mezzi 4x4.
Libri utili: MAROCCO, Touring Club Iitaliano, serie Guide oro
- MERIDIANI "MAROCCO", Domus
LE VOCI DI MARRAKECH di Elias Canetti, Adelphi - CREATURA DI SABBIA
di Tahar Ben Jelloun, Einaudi -
Carte: Marocco , Michelin n. 969