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Copyright Brusegan Maria Grazia
Feste di colori e profumi in PROVENZA
Tanto è stato scritto sulla Provenza, tanti i quadri ispirati
dai suoi colori e dalle sue luci. Tanto, troppo per non esserne
attratti e partire per cercare quelle suggestioni, quelle atmosfere
e trovare colori vivi, cieli tersi, soli abbaglianti, solitudine
e vento, ma anche feste e tradizioni.
Per cominciare, un mercato, non il classico mercato di bancarelle
e merci varie, ma "La Foire du Buis les Baronnies"
ovvero il mercato del Tiglio Officinale (Tilia Platyphyllos) che
si tiene una volta l'anno, il primo mercoledì di Luglio.
Un appuntamento importante a cui confluiscono tutti i produttori
locali con il loro raccolto di fiori di tiglio contenuto nelle
bourras (fagotti di juta).
Già dall'alba le bourras vengono allineate sul muretto
del viale di platani che costeggia il torrente, in attesa che
si compiano le contrattazioni. L'atmosfera è tranquilla
e serena, non grida ne' richiami, ma operazioni di compra-vendita
lente e misurate. Prima viene fissato il prezzo, poi la merce
viene pesata con le tradizionali bilance, infine avviene il travaso
dei fiori nelle bourras dei compratori.
La coltivazione del tiglio si è sviluppata all'inizio del
1900 a seguito della crisi della sericoltura (baco da seta) e
grazie all'arrivo della ferrovia che consentì di trasportare
i voluminosi carichi a basso prezzo. Ancora oggi i fiori vengono
raccolti a mano e fatti seccare all'ombra dei granai per alcuni
giorni prima della vendita.
Con il marchio "Tilleul Officinal des Baronnies" i produttori
oltre a garantire la qualità promuovono e sostengono la
loro merce dalla concorrenza asiatica e dell'est-Europa. Dicono
che il loro tiglio è speciale sia per la quota dove vive,
sia per la situazione climatica molto favorevole: clima secco
e temperato, e forte insolazione.
La curiosità che suscita questo particolare mercato va
via via aumentando e una piccola folla di turisti e fotografi
segue con interesse le varie fasi delle operazioni.
La mattinata è quasi finita ma c'è ancora tempo
per tuffarsi nell'altro mercato, il "solito" mercato
settimanale che però non manca di novità e merci
particolari: giganteschi fiori di carciofo, un orafo ambulante
è intento a ritagliare minuscoli intarsi per i suoi anelli,
un musicista-artigiano con un banchetto pieno di originali strumenti
musicali. E c'è pure quanto basta per calmare l'appetito:
giganteschi tegami di paella o gustosissime coscette di pollo
fritte in salsa d'erbe o succulenti polli allo spiedo in intingolo
di pomodori e cipolla.
Non solo tigli dunque, anzi, certamente
la Provenza è più famosa per la lavanda, la coltivazione
predominante della zona collinare che però si spinge anche
più su sulle pendici dei monti. In basso viene coltivato
il "lavandino", un ibrido, più rigoglioso ma
meno pregiato, mentre a quote più alte c'è la Lavandula
angustifolia dalla colorazione più intensa e dall'olio
essenziale più pregiato.
Luglio è il periodo migliore per ammirare le dolci ondulazioni
della Haute Provence e del Drome dove brevi zone
aride di bianco terreno calcareo si alternano ad ampi boschi,
a frutteti, a oliveti e ai campi grigio-viola della lavanda piantata
in fitte e ordinate righe.
In questo periodo la fioritura è
al massimo e la raccolta non è ancora iniziata, farfalle
e api fanno bottino di polline ed il miele che producono ne riporta
nettamente l'aroma. Fiore fondamentale per l'economia della zona,
pare che qui venga prodotto l'80% del fabbisogno mondiale
e
le feste paesane non si contano. Ma l'appuntamento più
importante è il "Festival Terre de Lavande"
di Ferrassières nel dipartimento del Drome,
una festa senza chiasso e senza frenesia ma pervasa di autenticità
e simpatia, una festa per i sensi, per assaggiare e gustare il
meglio dei prodotti locali, per annusare l'aroma che si sprigiona
dalla distillazione di lavanda e di timo; per il tatto partecipando
ai laboratori che insegnano a farsi una profumatissima saponetta
o a confezionare mazzetti floreali, di lavanda naturalmente. Fiore
che tutto pervade. Il suo colore su porte, balconi e recinzioni,
il suo aroma in saponi, profumi, essenze. La troviamo perfino
in cucina nelle ricercate ricette che gli chef più originali
abbinano agli ottimi vini coltivati in una parte non molto distante
della regione.
Basta spingersi verso sud ovest e sicuramente si capita nella
strada del vino Cotes du Rhone, ed in breve tutto
è ricoperto di vigneti. Salendo a Les Dentelles de Montmirail
si coglie la geometrica vastità di tutti quei campi e la
sottostante pianura sembra un mosaico di rigidi filari nodosi.
(Les Dentelles de Montmirail sono un piccolo massiccio
calcareo alto 775 mt e lungo 15 km, messo a nudo dall'erosione
che ha intagliato la roccia in sottili guglie che da lontano sembrano
un dentelle (pizzo)).
E nel salire quante scoperte. Cieli che si aprono, panorami che
si scoprono, solitari sentieri, aromi irripetibili. E' durante
una assolata e caldissima escursione senza indicazioni e riferimenti,
se non la cima di un monte che la sera prima ci aveva lanciato
un richiamo, che ci inoltriamo lungo uno sconosciuto ma evidente
sentiero tra lecci ed elicriso, cisto e ginepro. Dopo una interminabile
salita fatta di vento, cicale, bastionate di bianche rocce con
enormi buchi neri, tra arroventate pietraie, provvidenziali tunnel
frondosi e decine di giravolte, arriviamo sopra ad un altopiano
infuocato su cui corrono veloci candide nubi. Vegetazione bassa
e rari pini, cespugli e rosmarino dalle foglie piccole e stentate
ma il più aromatico che possa mai capitare di annusare,
e irripetibile nelle pietanze.
La discesa è bollente, ma alla fine saranno le fresche
e dolci acque del Sorgue a Fontaine de Vaucluse
a ristorarci.
Sono acque speciali sia perché
sgorgano da una misteriosa sorgente sotterranea, sia perché
sono le acque amate dal Petrarca che qui, nel 1337 acquistò
una casetta e vi soggiornò varie volte. La Valchiusa
era il luogo ideale per trovare pace e serenità, distante
dagli impegni della corte pontificia di Avignone.
Ma ben diverso deve essere apparso questo luogo al poeta, purtroppo
ora è variamente deturpato da piccole dighe, bancarelle,
ristoranti su palafitte di cemento e da monconi di muro di decrepiti
edifici. Eppure sono ancora forti il fascino e la bellezza dei
platani secolari, della trasparenza delle acque, delle lunghe
alghe rigogliose che fluttuano assecondando la corrente, delle
luci dorate del tramonto su cui si stagliano i profili dei monti
e dei cipressi, del borgo, tranquillo e silenzioso. E c'è
pure un antico moulin à papier, una cartiera ad
acqua dove la carta non si fa con la cellulosa ma con vecchi tessuti
bianchi, di lino e cotone, che dopo una serie di operazioni di
triturazione, macerazione e lunghi rimescolamenti, sono ridotti
in poltiglia alla quale vengono aggiunti foglie e fiori, ed ecco
che la speciale carta a mano diventa particolarmente romantica,
adatta ai commiati o a dolci versi, come quelli che Petrarca dedicò
all'amata Laura:
" li occhi sereni e le stellanti ciglia, la bella bocca angelica, di perle piena e di rose e di dolci parole "