I testi e le
immagini di questa pagina sono protetti dalle leggi italiane ed
internazionali sul diritto d'autore. Ogni riproduzione, traduzione
o adattamento sono proibiti senza l'espressa autorizzazione scritta
dell'Autore.
Copyright Brusegan Maria Grazia
La "zampa d'oca"
del Po.
La gita in barca alle foci del Po partirà alle 11 da Gorino.
Bene, così possiamo arrivare con calma e avere anche tutto
il tempo per fare un'interessante deviazione.
Dopo Rosolina, superato il Po' di Levante, giriamo a sinistra
per Porto Levante. Lasciamo la strada Romea, con tutto il suo
carico di traffico e velocità.
Appena superato l'incrocio tutto è silenzio di campagna,
tranquillità di acqua, solitudine di vasti spazi, poche
case e poche macchine. E' solo l'inizio di Settembre ma i turisti
sono già rari e tutto è lenta normalità.
A Porto Levante solo leggeri suoni di vento. Sulla riva barche
di pescatori, ancorate e inoperose. L'unico bar aperto è
anche il solo punto un po' animato.
Il piccolo centro è subito finito, e da qui, acqua e cielo.
Ma una fettina di terra lunga circa dieci chilometri si infila
in tutto questo azzurro. A cavallo tra la laguna e le valli da
pesca, lo stretto argine e sotto una stretta strada. A sinistra
Sacca Cavallari, la Vallona, Valle Scanarello, a destra Valle
Bagliona e S. Leonardo.
A metà percorso una strategica
torretta di avvistamento eleva lo sguardo e superata la barriera
dell'argine e degli ondeggianti canneti, ecco che l'orizzonte
si allarga. Da lassù è più facile capire
la complessità di questo ambiente, quanti gli elementi:
le rigide arginature delle valli, le fluide forme naturali dei
canneti e degli "scanni" (lingue di sabbia che dividono
le acque salmastre da quelle marine), gli specchi d'acqua, le
barene. In fondo la foce del Po' di Maistra.
La strada ora costeggia il Po di Maistra (il ramo più selvaggio),
corre alta sull'argine; la vista è spettacolare. Un'albanella
reale vola parallela alla strada, per niente spaventata dalla
sagoma dell'auto continua la sua caccia in tutta tranquillità.
Decine di bianchissime garzette, in costante ricerca di cibo,
perlustrano gli stagni ai bordi delle valli di pesca.
Ed eccoci a superare il Po di Venezia, il ramo più attivo.
Campi a perdita d'occhio, filari di pioppi, strade e canalette
rettilinee - un rigore geometrico previsto dalle opere di bonifica.
Ancora un'argine, quello del Po della Donzella e, sorpresa, a
Santa Giulia il primo ponte di barche. A Gorino Veneto, per superare
il Po di Goro, il secondo, una struttura galleggiante di 150 metri,
particolarmente adatta a questo ambiente. Questo ponte, che unisce
la sponda Emiliana a quella Veneta, è stato costruito nel
1979. Le barche, che sono di cemento, risalgono al dopoguerra
e provengono da ponti analoghi sul Po. Il piano di metallo e legno
è asfaltato. Al centro un casello per la riscossione del
pedaggio. Per consentire la navigazione il ponte viene aperto
manualmente, con l'uso di argani fissati a terra.
Anche Gorino Ferrarese è un minuscolo paesino, addossato
e sovrastato dall'alto e robusto argine del Po di Goro - il fiume
non scherza quando è in piena.
Dal porticciolo si può accedere sia al fiume, attraverso
una conca, che alla Sacca di Goro e da qui al mare.
Da Gorino Ferrarese partono molte
escursioni in barca. Qui ci imbarchiamo su una motonave per un
breve giro sulla foce. A differenza di una imbarcazione più
bassa, il ponte di una motonave, alto rispetto ai canneti, consente
una vista molto panoramica. Non usciamo in mare aperto e poco
prima del faro di Goro, ci infiliamo in uno stretto canale, pieno
di detriti e qualche grande tronco, trascinati dalla corrente.
Il capitano con destrezza aggira gli ostacoli. Usciamo sul Po
di Gnocca, molto più ampio e altrettanto pieno di detriti,
di tutte le dimensioni, che formano degli isolotti sui quali sostano
i gabbiani. I detriti vengono sottoposti a spinte e pressioni
molto forti. Un tronco in particolare attira l'attenzione. Completamente
scortecciato e sbiancato dal sole, distante dalla riva, immerso
nell'acqua, in posizione perfettamente verticale ma curiosamente
con le radici per aria. Immerse nei folti canneti o semisommerse
dalle acque, appaiono, isolate e inquietanti, alcune scheletriche
abitazioni, da anni abbandonate per effetto della subsidenza (abbassamento
del suolo causato dall'estrazione del gas negli anni 50-60).
Al tramonto i canneti diventano d'oro. La giornata finisce presto
e così il veloce contatto con l'ambiente deltizio più
importante d'Italia, Parco Regionale dal 1988. Un ecosistema complesso,
delicato e prezioso. Una delle zone umide più vaste d'Europa.
Ricca di pesce, fondamentale punto di riferimento per svariate
specie di uccelli stanziali, migratori e di passo, ma anche rifugio
per mammiferi ormai rari in altre zone.
Delta: terra e acqua, acqua e terra, tutto incerto e indefinito
Una continua trasformazione di forme e orizzonti. La progressiva
espansione della pianura, il continuo riaffermarsi del mare, l'imponente
presenza del fiume. E l'uomo? C'è posto anche per lui,
ma dove la natura è forte deve accettarne le regole e convivere
con gli inevitabili rischi. E per noi, saltuari visitatori, i
piaceri del silenzio e della natura.
BUONO A SAPERSI
Il PARCO (regionale) DELTA DEL PO è frammentato in 6 stazioni e va dalle "Saline di Cervia" (a sud), a "Volano-Mesola-Goro" (a nord) a "Campotto di Argenta" (a est).
Informazioni in generale: Uffici del Parco tel. 0533 314003 www.parcodeltapo.it.
Per la parte trattata in questo articolo: TURISMO & CULTURA 0425 21530 - 26270 che organizza escursioni e attività didattiche e fornisce notizie sugli alloggi.
Per una vacanza di più giorni si può soggiornare presso il Rifugio Parco Delta del Po a Gorino Sullam (RO) o all'Oasi Torre Abate a Mesola (FE), ma ci sono anche altre soluzioni.
Nella zona del Delta si possono fare bellissimi itinerari in bicicletta.