I testi e le
immagini di questa pagina sono protetti dalle leggi italiane ed
internazionali sul diritto d'autore. Ogni riproduzione, traduzione
o adattamento sono proibiti senza l'espressa autorizzazione scritta
dell'Autore.
Copyright Brusegan Maria Grazia
CUBA, un percorso rivoluzionario.
Partendo per Cuba non sempre l'argomento Rivoluzione interessa
molto, in fase di preparativi magari si è incappati in
poche e casuali letture e spesso si arriva nell'isola senza saperne
gran che, ma dopo i frequenti e vari ritratti di Che Guevara,
che si vedono in ogni angolo del paese, le prime gigantesche scritte
inneggianti alla Rivoluzione o alle conquiste sociali ad essa
legate, la visita all'omonimo Museo a l'Havana, alla Caserma Moncada
di Santiago, il Museo del Treno Blindato e il Mausoleo del Che
a Santa Clara, non può non nascere una certa curiosità
che via via aumenta fino a diventare, spesso, vera e propria affascinazione.
Per visitare i luoghi della Rivoluzione ci si ritrova a percorrere
un itinerario nell'itinerario, ma per arrivare a capire la Rivoluzione
è bene cominciare dall'inizio.
Il nostro percorso ideale parte dalla costa Nord Est, dove resistono
ancora i tratti somatici delle popolazioni originarie e nella
lingua e nei toponimi si trovano ancora alcune delle loro parole.
Erano indios provenienti dal Venezuela e dalla Florida, insediatisi
a varie riprese nell'isola. Alcuni ritrovamenti risalgono all'8.000
a.C., 7000 anni fa arrivarono i siboney e gli arauco, raccoglitori
e pescatori che lavoravano le conchiglie e vivevano in caverne,
molto più recentemente i taino, che costruivano capanne
e coltivavano la terra.
Delle loro culture a Baracoa e a Banes, in un paio di piccoli
musei, sono esposti utensili, ceramiche, raffigurazioni sacre,
oggetti di culto, monili. In località Chorro de Maita,
è stato ricostruito un villaggio Taino a grandezza naturale
e si può visitare un cimitero aborigeno dove una decina
di scheletri sono stati lasciati sul posto per capire il sistema
di sepoltura.
In questa parte di costa nell'ottobre 1492 approdano le navi di
Cristoforo Colombo, successivamente ci saranno altri sbarchi,
tutti accolti festosamente dagli abitanti, con doni di fiori,
frutta e coloratissimi pappagalli. Nel 1510 comincia l'occupazione
spagnola, Diego Velazquez si impegna oltre che a prendere Cuba
"a convertire gli indios al cattolicesimo, a cercare oro
e costruire città", a questo punto i pacifici indios
tentano la ribellione, resistono un po', favoriti dalla loro conoscenza
del territorio, ma disorganizzati e pressoché disarmati
per loro finirà male. Dopo pochi mesi il loro capo Hatuey
fu bruciato vivo. Per non arrendersi all'invasore c'è chi
sceglie il suicidio di gruppo, gli altri vengono costretti a cercare
l'oro in tutta l'isola, e successivamente dovranno seguire le
truppe spagnole alla conquista di Messico e Florida. Dopo 40 anni
la popolazione è decimata, dei circa 100.000 indios iniziali
ne resteranno solo 5000.
Preso il prendibile, Cuba per un po' viene abbandonata, poi cominciano
i primi allevamenti di bestiame e i relativi commerci con l'Europa.
Nel 1517 arrivano i primi schiavi neri. Ma il rilancio dell'isola
viene da l'Havana, diventata punto di sosta per le navi provenienti
da Messico e Perù e dirette in Spagna, cariche di ogni
bene, tra cui tabacco, oro, argento, pietre preziose. Con tutte
quelle allettanti ricchezze in giro ecco che in breve sui Carabi
si concentra l'interesse di tutta la pirateria. I pirati, oltre
ad essere dei "semplici" predoni, su incarico dei regnanti
inglesi, francesi e olandesi, con le loro ruberie frenavano e
contrastavano la grande espansione della Spagna.
Ai corsari venivano riconosciute ricchezze e titoli, uno fra tutti,
Francis Drake che fu nominato viceammiraglio della marina da guerra
inglese.
(Un piccolo museo della Pirateria è allestito al Castillo
del Morro di Santiago de Cuba.)
Questa forma di guerra durò per 150 anni, nel 1697 le nazioni
raggiunsero un accordo e con la "pace di Ryswick" stabilirono
la pena di morte per i pirati.
Nel frattempo venne estesa la coltivazione della canna da zucchero
e di conseguenza incrementato il numero di schiavi neri. Le loro
condizioni di vita erano pessime. Neri che provenivano da varie
zone dell'Africa, con lingue, tradizioni, divinità e memorie
diverse, ma accomunati da un destino e da un luogo, "l'ingenio",
lo zuccherificio, dove neri e bianchi, anche se tra sofferenze,
ribellione, crudeltà, convivevano e lentamente si amalgamavano.
La popolazione aumenta, per l'intreccio genetico e la fusione
delle culture cominciano a delinearsi le caratteristiche del popolo
cubano con espressioni particolari di musica, danze e religiosità.
Inizia a nascere la nazione. Criollos sono chiamati i nuovi nati
nell'isola.
Nel 1700 si sviluppa la coltivazione del tabacco, di ottima qualità,
che rende molto, tanto che la Spagna lo sottopone a monopolio.
Le restrizioni commerciali a cui gli spagnoli sottopongono Cuba
frenano l'economia e creano notevoli malcontenti. Nel 1762 arrivano
gli inglesi, restano per poco meno di un anno, tolgono i monopoli
e l'economia riparte e così pure la tratta degli schiavi.
Per un'altra pace che non li riguarda, quella di Versailles, Cuba
ritorna alla Spagna, ma i tempi sono cambiati e così pure
le strategie commerciali spagnole. Zucchero e tabacco vengono
prodotti e venduti in grande quantità (nel 1830 Cuba fu
la più grande produttrice mondiale di zucchero), buona
parte prende la via degli Stati Uniti che intanto si sono affacciati
sull'orizzonte cubano e in varie fasi si addentrano sempre più
nel suo sistema economico.
Per questioni non precisamente umanitarie (pressioni degli stati
sfavoriti dal basso costo di produzione per l'impiego degli schiavi,
la meccanizzazione delle produzioni, la paura di rivolte) l'epoca
della schiavitù stava per finire ma il passaggio non fu
ne facile, ne breve. Una data segnò il cambiamento, era
il 10 ottobre 1868 quando il ricco proprietario terriero Carlos
Manuel de Céspedes liberò tutti i suoi schiavi.
Questa data segnò anche l'inizio della ricerca di indipendenza
di Cuba.
Tra i primi rivoluzionari uno dei più importanti fu José
Martì (nacque nel 1853 e morì in una battaglia contro
gli spagnoli nel 1895), scrittore, poeta, ideologo, anelava non
solo ad una patria libera sia da spagnoli che da statunitensi,
ma alla libertà per tutta l'America Latina dove indios,
bianchi e neri avrebbero dovuto godere di medesimi diritti e uguale
dignità.
Due guerre di indipendenza, inframmezzate da turbolenti periodi
di stasi con rinnovamenti politici e sociali, nel 1897, nonostante
il divario di forze e di armamenti i rivoltosi ottengono dalla
Spagna l'avvio all'autonomia. Gli Stati Uniti approfittando della
situazione e con il pretesto di difendere gli americani presenti
nell'isola, nel 1898 entrano in guerra contro la Spagna, la battono
e si insediano nell'isola comportandosi da tutori. Con un emendamento
approvato dal Senato nel 1901 si arrogano la difesa dell'isola
e della sua indipendenza, limitandone però l'autonomia
nelle scelte internazionali e decidendo l'installazione di una
base militare al Guantanamo. Cambia destinazione, ma riparte lo
sfruttamento. Cinquanta anni di caos e tensioni sociali nei quali
la politica sembrava più una guerra tra bande, proliferava
la corruzione, la speculazione edilizia, la prostituzione e il
gioco d'azzardo, per la popolazione nera la discriminazione razziale
era fortissima, ogni movimento politico avverso al potere veniva
represso duramente.
Con l'aiuto di governi pilotati, nei primi decenni del 1900 tutta
l'economia da e per Cuba passa nelle mani statunitensi. Gli oppositori
sono frammentati e senza progetti comuni, soggetti ad arresti
e torture. Stimolato e deciso a combattere la terribile situazione
c'è un giovane avvocato di 26 anni, Fidel Castro, che catalizza
e riunisce un gruppo di attivisti e con forza denuncia le azioni
di Batista, l'uomo potente del momento. Il suo ispiratore è
Josè Martì, che successivamente sarà nominato
padre della patria.
Convinto che, in quella
fase, il cambiamento fosse possibile solo con la lotta armata,
con il suo gruppo comincia a progettare la presa della Caserma
Moncada a Santiago de Cuba, decisa per il 26 luglio 1953, l'azione
finirà con la tortura e la morte della gran parte degli
assalitori. Fidel Castro vivrà, la sorte gli è favorevole,
sarà incarcerato e condannato a 15 anni, ma per effetto
di un'amnistia dopo un paio di anni viene rilasciato ed esiliato
in Messico.
Rimane in contatto con chi è rimasto a Cuba. Riorganizzano
il gruppo Movimiento 26 de Julio e progettano un nuovo attacco.
Acquistata una piccola imbarcazione, il Granma, tra una serie
di disavventure che portano a ritardi ed errori di approdo, Fidel
e un'ottantina di rivoltosi, tra cui il fratello Raul e Che Guevara,
il 2 dicembre 1956 sbarcano a Las Coloradas, nel frattempo a Santiago
de Cuba la rivolta di disturbo era già scoppiata e sedata.
L'effetto sorpresa svanito.
Arrivare alla Sierra
Maestra - zona impervia e difficilmente raggiungibile - dove,
per scelta strategica sarà posto il quartier generale,
sarà difficilissimo. Le truppe governative riescono quasi
ad annientare il gruppetto, ma la buona sorte è ancora
con Fidel. Dopo due settimane, con Che Guevara, Raul, Cienfuegos
e pochi altri, raggiunti dai rivoltosi di Santiago tra cui una
delle poche donne guerrigliere, Celia Sancez, raggiungono "La
Comandancia".
Tra mille difficoltà, scarsezza di mezzi e di uomini, cominciano
le prime scaramucce con l'esercito e arrivano i primi successi.
Incontrano un famoso giornalista del New York Times per far sapere
alla nazione di essere vivi. Installano e trasmettono da Radio
Rebelde. I campesinos lentamente cominciano a dare fiducia e aiuto
ai "Barbudos", come venivano chiamati i rivoltosi, e
ciò sarà importantissimo per l'esito finale della
lotta.
Nelle città crescono i movimenti di sostegno, i sabotaggi
e le manifestazione, seguiti da forti repressioni.
La guerriglia dilaga sempre più, crescono gli appoggi e
i consensi. L'esercito è messo in grosse difficoltà,
reparti di soldati abbracciano la causa rivoluzionaria.
La battaglia decisiva sarà
vinta da Che Guevara a Santa Clara il 29/12/1958 facendo deragliare
un treno blindato pieno di soldati e munizioni. Non muore nessuno,
i soldati si arrendono subito. Il 31 dicembre Batista fugge. Il
3 gennaio 1959 i reparti del Che e di Cienfuegos entrano a l'Havana.
Fidel festeggia a Santiago, arriverà a L'Havana qualche
giorno dopo. La Rivoluzione ha vinto, ma tempi duri si profilano.
Le prime azioni del nuovo governo sono state: la progressiva nazionalizzazione
di attività ed industrie, la riforma agraria con l'assegnazione
della terra ai contadini, l'alfabetizzazione, il miglioramento
delle condizioni di vita, il diritto alla casa e alla salute per
tutti.
Gli Stati Uniti, increduli sulla tenuta della rivoluzione, inizialmente
temporeggiano, poi reagiscono in vario modo: adottando forti restrizioni
economiche e monetarie, compreso il blocco totale navale ed aereo,
con l'isolamento diplomatico, sostenendo gruppi di controrivoluzionari
per la ripresa del controllo. Famoso è il tentativo di
sbarco nella Bahia de Cochinos (Baia dei Porci) nell'Aprile del
1961. L'operazione non riesce, muoiono 500 persone tra cui 300
invasori. A fine Aprile gli USA inaspriscono ulteriormente le
azioni contro Cuba.
Castro cerca alleati. Con l'URSS stringerà molti accordi,
compresi quelli relativi alla difesa, che porteranno a momenti
di enorme tensione tra le due superpotenze e grave pericolo per
il mondo intero.
Continuamente sottoposto a forti pressioni e notevoli difficoltà,
Castro non ha mai mollato le redini e ha continuato a difendere,
con le unghie e con i denti, l'indipendenza e i miglioramenti
sociali ottenuti, chiedendo alla popolazione grandi sacrifici
e dedizione totale.
Cosa sarà dopo Castro? Sapranno e potranno i cubani riappropriarsi
della propria libertà senza perdere la propria autonomia?
E' l'augurio che facciamo a Cuba, e per questo mi piace finire
con una frase di Che Guevara "O siamo capaci di sconfiggere
le idee contrarie con la nostra discussione, o dobbiamo lasciarle
esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza,
perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza".