I testi e le
immagini di questa pagina sono protetti dalle leggi italiane ed
internazionali sul diritto d'autore. Ogni riproduzione, traduzione
o adattamento sono proibiti senza l'espressa autorizzazione scritta
dell'Autore.
Copyright Brusegan Maria Grazia
CRES. Un guizzo di pietra
nel mare di Dalmazia.
Più che un'isola, Cres sembra un lampo, pietrificato sul Golfo del Quarnaro. Uno zig-zag che saetta verso sud-est, largo al massimo 12 e lungo 65 km. Lunghezza e disposizione che influenzano notevolmente il clima. Ben tre gradi di differenza tra un capo e l'altro. A nord, boschi con ornielli, querce, aceri campestri, ginepri giganti, perfino castagni; gariga e deserto al centro; macchia mediterranea a sud.
E' giugno, quindi un viaggio "fuori
stagione", perciò l'attesa del traghetto non è
lunga e la breve sosta ci servirà per ambientarci. Pur
essendo circa alla latitudine di Ferrara, l'atmosfera è
decisamente mediterranea: luce tersa, caldo secco e il frignire
di centinaia di invisibili cicale.
Anche la traversata è breve. A prua del traghetto la brezza
è molto piacevole e refrigerante. Mezzora dopo attracchiamo,
in breve le altre auto sciamano e restiamo soli. La strada sale
subito a mezza costa e in breve si è sul crinale. A quota
467 metri l'incrocio per Beli, tira un bel vento, è il
punto più stretto dell'isola, meno di due chilometri. A
destra e a sinistra della strada i ripidi e brulli pendii precipitano
verso il mare.
Da questo pulpito si può spaziare ben oltre la vicina isola
di Krk, si vede bene anche la costa Dalmata con i suoi rilievi.
A sud, il profilo di Cres si perde all'orizzonte, dove si intravedono
le sfumate sagome di altre terre.
Uno degli
scopi del viaggio è vedere i grifoni. Questi avvoltoi sono
presenti sull'isola in buon numero ma, nonostante sotto di noi
ci sia un'area parco tutta per loro, in realtà per vederli
volteggiare dobbiamo spostarci un po'. Il faunista che ci accompagna
sa bene dove portarci. Una breve passeggiata su una pietraia cosparsa
di salvia ed elicriso, al nostro passaggio l'aria si carica di
profumo, e in breve ci affacciamo sulla scogliera già ben
riscaldata, dove volteggiano i giganteschi uccelli (apertura alare
2.60 metri, 12 kg di peso). Prendono le correnti calde ascensionali
che li portano su, su, tanto da perderli di vista, poi dopo un
gran giro ritornano e il gioco riprende.
Sono circa 150, la loro presenza è legata a quella delle
pecore allo stato brado che, anche se in forte ribasso resta ancora
una delle fonti primarie dell'economia tradizionale. Il grifone,
che si nutre di pecore morte, non ha difficoltà a trovare
cibo e quindi nidifica in varie parti dell'isola con grande interesse
di studiosi e birdwatchers.
Ma, non solo i grifoni ci hanno attirato a Cres, con l'aiuto del
nostro amico faunista, che a Cres ha dedicato la sua laurea, siamo
desiderosi di scoprire zone selvagge, doline, grotte, paesetti
tipici e mare, naturalmente.
La visita continua a nord, dove, in mezzo ai boschi, è
frequente incappare in radure, stagni pieni di vita, prati ben
brucati o piccoli gruppi di case abbandonate. Come Stepici,
abitato finchè ha funzionato la cava di bauxite e ora avvolto
dai rovi e stritolato dai potenti tronchi dell'edera.
Al centro dell'isola il Vransko Jezero, un inverosimile
lago, profondo 70 mt, lungo 5 e largo 2 km, una preziosa riserva
d'acqua dolce in un'isola dove il carsismo inghiotte tutto. Ed
è proprio per una manifestazione carsica che il lago si
riempie. L'acqua infatti arriva dal Velebit, la catena
montuosa della costa, passa sotto il mare e affiora in questo
bacino a 12 mt sul livello del mare.
Un elemento caratteristico del paesaggio
è l'intricata rete di muretti a secco che delimita le mille
proprietà. Recinti dove tenere le pecore o coltivare vigne
e olivi.
Con questo andirivieni, arriviamo
a LUBENICE, isolato, ma in bellissima posizione a cospetto
del mare. Anche qui l'abbandono, fino a 15 anni fa vivevano di
pastorizia e coltivazioni, ogni casa aveva la cisterna per l'acqua
piovana e il forno, il pollaio e l'orticello. Ora è un
bellissimo borgo, con un panorama straordinario, ma con pochissimi
abitanti.
Dalla piazzetta della chiesa parte una sentiero, per raggiungere,
300 metri più sotto, una delle spiagge più belle
dell'isola, accessibile solo a piedi o per mare. L'andata è
fresca e piacevole, tra ginestre in fiore e all'ombra dei pini
neri, il ritorno, al contrario, torrido e infinito, tanto che
il campanile di Lubenice sembra sempre lontano e irraggiungibile.
Ma la Grotta Azzurra che c'è
la in fondo, vale certamente la fatica. Vi si arriva a nuoto e
l'ingresso è un po' labirintico, ma una volta all'interno,
una felice combinazione di plancton e rifrazione, ci regala uno
spettacolare e incredibile bagno fluorescente.
Una sera il nostro accompagnatore ci porta
in un altro luogo nascosto, una enorme caverna dal tetto crollato,
nella zona di Merag. Si sale e si scende in un aggrovigliato
bosco di lecci, ogni tanto qualche masso e tronchi da saltare,
infine il grande ventre. Sul fondo, piccoli e soggiogati, rimaniamo
in silenzio. Guardiamo le pareti e il grande buco rotondo dove,
come in un monitor scorrono le nubi. Ronzii, suoni ovattati. L'ultimo
sole incendia le rocce. Aspettiamo i grifoni e magari anche il
gufo reale.
Gli enormi massi del fondo sono coperti di muschi, ma ci sono
anche ciuffi di campanule e alberi: lecci, ornielli, carpini.
Passa un merlo, poi una ghiandaia. Spunta la luna.
Un belato, dove sarà la pecora? Un sasso rotola con rumore
secco e amplificato, sarà la pecora o l'impercettibile
movimento della terra?
Un'altra
volta invece, verso il tardo pomeriggio, con la barca ci siamo
avvicinati ad un'isola disabitata, dalla scogliera alta e strapiombante,
dove nidificano i grifoni. Più in la, un basso e piatto
isolotto ospita una enorme colonia di gabbiani reali che al minimo
disturbo si alzano in volo a decine, volteggiando con gran clamore.
Ogni giornata finisce con l'interessante e gustosa parentesi gastronomica della cena all'aperto, sul terrazzo della casa del pescatore che ci ospita. Serate straordinarie, aria tiepida e suoni della natura: il lieve rumore del mare, il canto dell'usignolo e i richiami della civetta e dell'allocco. Il menù? a sorpresa, dipende da quello che pesca Tonin. Pesce, sempre freschissimo: palamida, scampi e nasello, piatti semplici ma gustosissimi, ben accompagnati dall'ottimo Malvasia Istriano, il tutto arricchito da racconti di pesca e storie di animali.
Per ulteriori informazioni e/o contatti: mariagrazia@arcam-mirano.it