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Brusegan Maria Grazia

FIUME BRENTA. Sarà parco?

Un gran bel posto vicino a casa.
Nel bel mezzo del Ponte di Stra, guardando verso mezzogiorno, si resta impressionati dall'ampio e movimentato specchio d'acqua. Un vero crocevia di fiumi e canali, contenuto, un po' più a valle, dalle chiuse dei Tamburani.
Da qui, per un breve tratto, seguiremo le vicende del Brenta, fiume di grande portata la cui ampiezza incide fortemente sulla piatta pianura circostante.
Dopo i Tamburani, il Brenta torna a scorrere possente e calmo nel suo rettilineo percorso verso sud.
Per avvicinarci al fiume ho scelto un facile accesso ciclo-pedonale, posto sulla destra orografica, che si individua facilmente seguendo la strada per Vigonovo: dopo aver superato il ponte sul Piovego si tiene sempre la sinistra, in prossimità della prima casa a sinistra, quando la strada svolta leggermente a destra la si abbandona e si prende un percorso sterrato che consente di salire facilmente sull'argine. Superata una sbarra il paesaggio si apre, diventa ondulato per effetto della massiccia arginatura che degrada dolcemente.

La leggera sopraelevatura consente una bella visione panoramica, utile anche ad una interessante lettura del paesaggio.
Difronte a noi la stradina sassosa, perfettamente rettilinea, si perde all'orizzonte. Sul suo lato sinistro un'alta barriera di alberi impedisce di vedere il fiume. Sulla parte destra, la scarpata è interrotta da un ampio prato leggermente obliquo, poi c'è un fossato, una siepe mista e quindi campi coltivati.
Per scendere al fiume è possibile utilizzare una calata erbosa che si perde nel boschetto ripariale che avvolge completamente la riva.
Già dai questi primi passi sorprende la varietà degli ambienti che si presentano davanti agli occhi, un prezioso insieme tra habitat acquatici e di terraferma che arricchiscono una zona di pianura utilizzata a scopo agricolo e sostanzialmente priva di manto arboreo e di prati spontanei.

La densa fascia forestale che copre le rive e le sponde e qualche boschetto attiguo al fiume sono quindi un prezioso - anche se minimo - corridoio biologico per specie vegetali ed animali selvatici, che nel nostro territorio sono variamente ostacolati nei loro spostamenti sia dalle generalizzate, estese ed aperte colture, che dagli insediamenti abitativi, nonché dalla diffusa rete viaria.
La flora è quella tipica delle zone di pianura ricche d'acqua e si compone di specie locali e di specie esotiche.

Alla vegetazione originaria si è variamente mescolata una vegetazione forestiera, proveniente da varie parti del globo per effetto della moda - iniziata verso il 1700 - di abbellire i giardini con piante particolari. Piante che successivamente sono migrate dai giardini insediandosi in spazi naturali dove si sono rinselvatichite, snaturando la spontaneità ambientale. Alcune di queste specie, grazie ad una spiccata rusticità, sono ormai parte integrante del nostro paesaggio, diventando in alcuni casi, infestanti, a danno delle specie indigene.

Gli alberi e gli arbusti autoctoni più frequenti sono salici, pioppi, olmi, aceri campestri, sambuchi, sanguinelle. Nelle zone più aperte ed al margine dell'area boschiva troviamo rovo, luppolo, vitalba e rosa selvatica.
Tra le specie esotiche spiccano ailanto, robinia, amorfa fruticosa, alcuni platani, la vite americana dai lunghi tralci.
Sono presenti anche isolati esemplari di gelso, pesco, piracanta, noce.
Per godere di tutta questa diversità una passeggiatina ogni tanto consente di osservare le variazioni stagionali. Anche cambiando l'ora della passeggiata ci stupirà vedere quanto la luce trasformi i luoghi. E se pensiamo di conoscere bene un posto, guardiamolo con occhi curiosi, ci sembrerà nuovo. Ecco quindi che d'inverno risaltano le scure grafie dei tronchi e dei rami spogli. In primavera invece sarà facile notare svariate sfumature di verde. In estate si godrà particolarmente della frescura dell'ombra. In autunno poi, quando i topinambur con la loro tinta solare risaltano dalla densa massa verde, si può andare alla ricerca dei colori.
Un avvicendarsi di cromatismi, di forme, di luci ed ombre, un susseguirsi di nuove prospettive e inconsueti scenari.
Al fiume, con la sua imponente massa d'acqua, si contrappone il tranquillo laghetto della ex cava, sovrastata dalla chiusa dell'idrovia.

Non si tratta certo di un ambiente naturale integro ma il mancato utilizzo dell'drovia e delle sue strutture ha consentito una certa rinaturalizzazione dell'area. Oggi la ex cava si presenta come un interessante biotopo dove sono presenti piante tipiche degli ambienti umidi con acque stagnanti, tra cui primeggia la cannuccia palustre che riveste gran parte delle rive consentendo un buon isolamento alla zona acquatica. Con queste caratteristiche il laghetto favorisce la presenza di volatili e si presta ad accogliere anche uccelli di passo.
Il nostro giro può continuare a piacere, le opportunità e lo spazio non mancano. C'è anche la possibilità di passare sull'altra riva attraverso un ponte dove le macchine non transitano e sul quale è piacevole sostare per gustarsi il silenzioso scorrere dell'acqua. Questo silenzio però dura poco. Un gruppo di ragazzi "smanetta" rumorosi motorini e altri scorrazzano con moto fuoristrada su e giù dall'argine.
Ma, sarà parco? e quando?… la necessità di conservare e proteggere quest'area spicca doverosa e necessaria.
Combinando le esigenze della natura a quelle dell'uomo potremmo avere a portata di mano un ambiente naturale di grande valore, utile per svariate attività: sia didattiche e di studio, sia per lo svago ed il tempo libero.
Con il mantenimento di alcune aree spontanee a limitata frequentazione e tra di loro collegate, si favorirebbe la conservazione di piante e la presenza di animali selvatici che, con la posa di adeguate attrezzature, si potrebbero facilmente osservare.
Altre aree invece potrebbero essere individuate e riservate per una fruizione più ricreativa, ottimizzando appieno una risorsa naturale difficilmente riscontrabile nelle nostre zone altamente urbanizzate.
E chissà che i progetti diventino realtà per consentire a quest'area di offrirci tutte le sue risorse.