I testi e le
immagini di questa pagina sono protetti dalle leggi italiane ed
internazionali sul diritto d'autore. Ogni riproduzione, traduzione
o adattamento sono proibiti senza l'espressa autorizzazione scritta
dell'Autore.
Copyright Brusegan Maria Grazia
(profilo)
MOSTAR, rinascita di un ponte
Colombe, fuochi d'artificio, canti,
e un lungo, festoso, liberatorio urlo della folla. Questi i momenti
finali della lunga festa per l'inaugurazione dello "Stari
Most" (Ponte Vecchio) di Mostar, dove Oriente e Occidente
si incontravano.
Molta gioia e grande partecipazione,
soprattutto di giovani, che dopo 11 anni riavevano il loro ponte.
Tantissime autorità internazionali.
Da 11 anni Mostar è una città divisa, da una parte
i mussulmani dall'altra i cattolici.
Era il 9 novembre 1993 quando il generale croato Slobodan Praljak
ordina l'abbattimento dello Stari Most. Colpito con alcune granate,
il ponte si spezza e precipita nella Nerevta.
Come
si più distruggere un ponte del 1566, 944 dell'era-Egira,
il bellissimo "arcobaleno di pietra", resistito
per più di 4 secoli a guerre e terremoti?: per ignoranza,
per arroganza, per dividere e umiliare. Perché opera della
civiltà islamica.
Sullo Stari Most c'era una targa, in caratteri arabi era scritto:
"Fu costruito dall'architetto Mimar Hayreddin al tempo di
Suleyman (Solimano) il Magnifico".
Gli abitanti di Mostar lo chiamavano affettuosamente il "Vecchio",
dove si incontravano, da dove i più coraggiosi si tuffavano
a volo di rondine. Sotto il Vecchio nuotavano, in quello che ritenevano
"il fiume più verde del mondo". Acque vive, non
facili, che scorrono tra sponde rocciose, in alcuni punti vicine
e ripide, in altri, più articolate, quasi dei trampolini,
da dove i ragazzi imparavano e imparano l'ebbrezza del tuffo.
E proprio con audaci tuffi notturni si è conclusa la festa
di inaugurazione ricca di discorsi, musica, danze e un emozionante
corteo di bambini e bambine, ragazzi e ragazze che sul ponte hanno
rappresentato, con notevole intensità, dapprima il dolore
e la distruzione e poi la rinascita. Il lancio di uno stormo di
colombe e uno straordinario spettacolo pirotecnico hanno portato
la felicità al culmine.
Alle 23, quando il ponte è
stato "liberato", intonando continuamente la
canzone "Stari", un fiume di gente ha voluto
attraversarlo, quasi un rito, per superare le divisioni, per ricominciare,
per dimenticare.
Per tutto il giorno dell'inaugurazione
il ponte e buona parte del centro storico erano blindati - accesso
consentito solo a stampa e personalità. Anche il fiume
era sbarrato e controllato ininterrottamente da sommozzatori che
lo perlustravano avanti e indietro.
Le poche aree ad accesso libero erano molto affollate. Il ponte
si vedeva solo da lontano e di striscio, ed era già un'emozione,
per la sua bellezza, per il forte valore simbolico, per quello
che era successo. Abbatterlo non è servito ad annientarlo,
anzi, più che mai è luogo di memoria collettiva.
Per la comunità internazionale,
la necessità di ricostruirlo, tale e quale a prima, si
è manifestata subito, per ricucire una terribile ferita,
per rimuovere responsabilità scomode. Negli 11 anni si
sono fatti vari tentativi di rifacimento, infine, l'ingegnere
francese Gilles Péqueux, ha ridato il cuore a Mostar. Prima
di iniziare i lavori ha studiato la "storia" del ponte
e i contesti storico-sociali, comprendendone lo spirito, acquisendo
le tecniche costruttive, un misto di saperi orientali ed occidentali.
Ha rispettato profondamente l'opera originale - è stata
perfino riaperta la cava dove nel 1500 sono state prelevate le
pietre.
Ma la pietra è troppo bianca, troppo nuova, le manca l'autorevole
patina del tempo, ma è pur sempre un aiuto al processo
di riconciliazione per il superamento di odi, intolleranze ed
estremismi - ferite ancora troppo recenti.
Il
ponte sarà "ponte" solo se gli abitanti
di Mostar lo vorranno e, come dice Predrag Matvejevic,
"quando le sue pietre saranno calpestate da cittadini
liberi, senza pregiudizi".
Note
· Lo Stari Most è lungo 29 metri,
largo 4, luce di 27 metri, volta a schiena d'asino.
Testo originale e traduzione della canzone "STARI"
Davno sam ti roden braca iz ovog grada nisam mak'o
a vidio sam svijeta puno do'o mi je ne bi li me tak'o
prva noga na me kroci cijeli grad mi nazdravio
prva liska s mene skoci umrije onaj to me napravio
ispod hladna tipa rijeka a moj kamen k'o da ce da plane
u njoj svako jedva ceka da na mene, legne stane
Ja pogoden nisam ni umro ni pao
samo sam morao skociti dole
Nastavicu tacno tamo gdje sam stao
Izronice stari za one to ga vole
Traduzione di Kaela Venuto
Sono nato
tanto tempo fa fratello mio e non mi sono spostato da questa città'
Ho visto molti venire qui solo per toccarmi
Fatto il primo passo su di me tutta la città' beve alla
mia salute
Il primo "liska"*
salta giù'
da me, mentre quello che mi ha costruito e' morto
Sotto di me il fiume freddo pizzica ma i miei sassi è come
se prendessero fuoco
Nel fiume ognuno (i mostarini) non vede l'ora di camminare o stendersi
su di me
Non sono
stato colpito, ne' sono morto, ne' caduto
Ho solamente dovuto saltar giù'
Continuerò esattamente da dove mi ero fermato
Il vecchio (ponte) tornerà alla superficie per tutti coloro
che lo amano
"liska"*= termine gergale per gli uomini di Mostar=mostarino
-
Predrag Matvejevic è nato a Mostar, è scrittore
e insegna Letterature Slave all'Università di Roma.
-
"L'attuale governo croato, consapevole della propria responsabilità
per la distruzione del capolavoro dell'architettura ottomana e
dei danneggiamenti del centro storico ha partecipato ai lavori
di ricostruzione e restauro stanziando 600.000 dollari"
(tratto da uno scritto di Drago Hedl pubblicato su Osservatorio
sui Balcani il 27/7/04)
-
Notizie sui Balcani si possono trovare su internet all'indirizzo:
OSSERVATORIO SUI BALCANI http://www.osservatoriobalcani.org/
PROGETTO PRIJEDOR http://digilander.libero.it/prijedor/